giudice-ragazzino
(giudice ragazzino), loc. s.le m. Magistrato di giovane età, all’inizio della carriera, particolarmente impegnato nel proprio lavoro. ◆ si punta a un congruo allargamento dei posti di aggiunto, in modo da avere una squadra composta da [Gian Carlo] Caselli capo, Guido Lo Forte, [Sergio] Lari e [Antonio] Scarpa come fedelissimi, [Giuseppe] Pignatone moderato, isolato e destinato a coordinare i giudici-ragazzini che si occupano di furti, truffe e abusi edilizi. (Foglio, 5 agosto 1998, p. 1, Prima pagina) • [tit.] «Giudici ragazzini: non era riferito al vostro figliolo che ammiro» / Lettera di Francesco Cossiga ai genitori del pm [Rosario] Livatino [testo] Dodici anni fa aveva definito «giudici ragazzini» i magistrati di prima nomina, trasferiti dal Csm in posti «caldi» come la Sicilia (Tempo, 12 luglio 2002, p. 5, Politica) • Le Procure siciliane sono al collasso: a parte i «giudici ragazzini» spediti sui fronti più caldi senza avere la statura e l’esperienza per annusare gli ambienti spesso infidi, sottrarsi alle pressioni, affrontare temi più esplosivi del tritolo, nessuno vuole andarsi a infognare in sedi pericolose e talvolta lontanissime. Le regole sono chiare: un magistrato non può esser trasferito contro la sua volontà. (Gian Antonio Stella, Corriere della sera, 25 marzo 2007, p. 1, Prima pagina).
Espressione composta dai s. m. giudice e ragazzino.
Già attestato nella Repubblica del 13 agosto 1991, p. 9, Politica (Giovanni Maria Bellu); l’espressione è stata ripresa nel titolo del film Il giudice ragazzino di Alessandro Di Robilant, Italia 1993.