giudice rosso
loc. s.le m. Giudice che appare politicamente schierato a sinistra. ◆ [tit.] Giudici rossi, giù le mani dalla democrazia (Padania, 31 luglio 2002, p. 1, Prima pagina) • Giudici rossi, scrive la difesa, «giudici comunisti». All’epoca (Anni 70-80) la «maggior parte dei magistrati, che sono tuttora in funzione, erano vicini al partito comunista. E dunque si sono dimostrati tanto più inclini a condannare pesantemente perché si sentivano direttamente minacciati dalla crescita dell’estrema sinistra...». La difesa che scrive queste precise parole non è quella di Silvio Berlusconi e nemmeno di Marcello Dell’Utri, ma di Cesare Battisti, l’ex terrorista dei Pac (proletari armati per il comunismo) condannato all’ergastolo per aver ucciso due volte e aver partecipato e organizzato altri due omicidi. L’uomo che la Francia ha finalmente dichiarato estradabile a giugno, pur avendolo poi subito dopo lasciato fuggire. (Cesare Martinetti, Stampa, 15 dicembre 2004, p. 1, Prima pagina) • Primi segnali di un nuovo movimento per la liberazione di Cesare Previti. Il sito ufficiale di Forza Italia lascia spazio alla rabbia e all’indignazione degli estimatori del senatore. Sentimenti che si traducono in una chiamata alle armi contro «la sentenza dei giudici rossi»: «Ribelliamoci e scendiamo in piazza con le nostre bandiere in difesa della libertà». (Alessandra Longo, Repubblica, 6 maggio 2006, p. 16, Politica).
Espressione composta dal s. m. giudice e dall’agg. rosso.
Già attestato nella Repubblica del 22 luglio 1994, p. 17, Politica (Riccardo Luna).
V. anche toga rossa.