giudizio
giudìzio (ant. giudìcio, iudìcio) s. m. [dal lat. iudicium, der. di iudex -dĭcis «giudice»]. – 1. a. L’attività logica del giudice, consistente nell’applicare le norme di legge al fatto da lui accertato: g. di fatto, se le questioni risolte riguardano l’accertamento dei fatti; g. di merito, se riguardano il diritto sostanziale; g. di rito, se riguardano lo svolgimento del processo. In senso più ampio, e più comune, tutta l’attività che si svolge dinanzi all’autorità giudiziaria per giungere al pronunziato finale (cioè al giudizio in senso stretto), sinon. quindi di processo; in tale sign. il termine è usato anche per indicare quelle forme processuali che normalmente non si concludono con un giudizio: g. civile, penale; g. di cognizione, g. di esecuzione; g. di primo, di secondo grado, ecc.; iniziare, intentare, promuovere un g.; sospendere il g.; dire, affermare, testimoniare in g.; difendere in giudizio. In partic., nel procedimento penale, la fase che segue alle indagini preliminari e che comprende gli atti preliminari al dibattimento, il dibattimento, la deliberazione dei giudici e la sentenza; con sign. più specifico, g. abbreviato e g. immediato, procedimenti penali speciali caratterizzati dalla mancanza, rispettivam., del dibattimento e dell’udienza preliminare; g. direttissimo o per direttissima, v. direttissima; nel linguaggio com., essere sotto g., sotto processo, in attesa della definizione della causa. Con uso estens., e più concr., tribunale, autorità giudiziaria: citare, convenire, comparire, presentarsi in g.; stare in g., come attore o come convenuto. b. Per analogia, g. finale, dell’anima davanti al tribunale di Dio subito dopo la morte, variamente concepito secondo le varie religioni e credenze; g. universale (o, anche in questo senso, g. finale), di tutte le anime alla fine del mondo; nell’uno e nell’altro sign. anche, per antonomasia, semplicem. il g., spec. nella locuz. il giorno del g.; in frasi fig.: verrà anche per voi il giorno del g., il momento in cui dovrete rendere conto del vostro operato; aspettare fino al giorno del g., per un tempo lunghissimo; pare il giorno del g., quando piova o tuoni fortemente o vi sia grande baccano e confusione. c. La sentenza, il verdetto dei giudici: emettere g. di assoluzione, di condanna; g. giusto, severo, inappellabile; il g. è parso a tutti troppo grave. d. Per estens., sentenza, decisione, anche non di giudici: ho sbagliato e mi rimetto al tuo g.; il g. di Paride; oppure condanna, castigo: Giusto giudicio da le stelle caggia Sovra ’l tuo sangue (Dante). In partic., la decisione finale di una commissione giudicatrice, di una giuria e sim.: dare g. favorevole, sfavorevole; approvare, promuovere, dichiarare vincitore con g. unanime. Anche l’apprezzamento in base al quale si decide, e la formulazione di tale apprezzamento. Nel linguaggio scolastico, il parere che l’insegnante scrive sul compito o su apposito verbale; nella scuola dell’obbligo (elementare e scuola media), valutazione, scritta in apposito registro, dell’andamento scolastico dell’alunno, dai cui elementi vengono desunti periodicamente (in genere, trimestralmente o quadrimestralmente), e annotati su scheda, i g. analitici per ciascuna disciplina e una valutazione sul livello globale di maturazione dell’alunno, che costituiscono a loro volta la base per la formulazione a fine d’anno del g. d’idoneità alla classe successiva (o all’esame di licenza) o, in caso negativo, del g. di non ammissione. e. G. di Dio: presso i popoli primitivi e nell’alto medioevo (con sopravvivenza fino ai nostri giorni nel folclore e nel costume in genere), quello che, in mancanza di prova idonea, si desumeva, nella presunzione dell’assistenza divina, dall’esito delle ordalie (così erano chiamate con voce germanica queste decisioni supreme), consistenti nelle prove del duello, dell’acqua bollente o fredda, del ferro rovente, delle sorti, ecc.; chi ne riusciva integro (o, nel duello, vincitore) era ritenuto innocente del misfatto. 2. a. In filosofia, funzione logica che connette, affermativamente o negativamente, un soggetto con un predicato: g. analitico, sintetico, a priori, a posteriori; g. empirico, g. estetico. b. Nel linguaggio com., qualsiasi affermazione, verbale oppure scritta, la quale non sia una semplice constatazione di fatto, ma esprima un’opinione sulle qualità, il valore, il merito di persona o cosa; spesso quindi sinon. di parere, opinione, avviso e sim.: difficilmente si può fare giudicio del futuro (Guicciardini); pronunciare, formulare, emettere un g.; g. precipitoso, frettoloso, approssimativo, sereno, obiettivo, parziale, imparziale, spassionato, disinteressato, preconcetto; vorrei sentire il tuo g. su questo quadro; i g. dei critici sono discordi; non ho elementi di g.; sfidare il g. della gente; a g. dei competenti; a mio, a suo g., secondo il mio, il suo modo di vedere; a g. di tutti, a g. comune, universale; g. di valore, la valutazione soggettiva che di un oggetto, concreto o astratto, viene data da una persona, sulla base di fattori emotivi varî, ma in genere influenzata anche dall’ambiente sociale; il g. della storia, il giudizio intorno a un fatto storico, quale si può ricavare dalla considerazione degli eventi che da esso hanno avuto origine; g. temerario, il pensare male di altri senza prova o indizî sicuri. Con accezione più prossima a «concetto, opinione»: formarsi un buon g., un cattivo g., un g. sbagliato di una persona. 3. La facoltà stessa della mente che giudica e l’attitudine a ben giudicare: persona di retto g.; criterio, discernimento: lascio al tuo g. stabilire se convenga o no; età del g., quella in cui si acquista la capacità di discernere il bene dal male; denti del g., v. dente. Fam., senno, riflessione, prudenza: con quella bagattella di cattura, venir qui, proprio in paese, in bocca al lupo, c’è giudizio? (Manzoni); uomo di g., senza g.; ragazzo di poco g.; ci vuole g.; abbi più g. un’altra volta; mettere g., ravvedersi; spendere con g., con oculata parsimonia. ◆ Dim. giudizino, giudiziétto; accr. giudizióne, tutti poco com. e quasi esclusivam. nel sign. fam. di senno, criterio, così come il più com. giudiziàccio, spreg. ma spesso usato con tono scherz. ammirativo: un certo giudiziaccio glielo dobbiamo pure riconoscere.