giustificazione
giustificazióne s. f. [dal lat. tardo iustificatio -onis]. – 1. a. L’atto, il fatto di giustificare (nel senso sia di dimostrare sia di riconoscere giusto), e anche di giustificarsi, d’essere giustificato: g. di una spesa; g. delle assenze; addurre prove, documenti, fatti a propria g.; principio di g., uno dei principî base della radioprotezione, secondo il quale nessuna attività umana comportante rischio di radiazioni deve essere accettata, a meno che essa produca un reale beneficio nettamente dimostrabile. Per estens., scusa, discolpa: dico questo a mia g.; è un errore che non ammette giustificazioni. b. Le parole con cui ci si giustifica, le ragioni addotte per giustificarsi: lettera, biglietto di g.; accettare, riconoscere valida una giustificazione. Con senso più concr., il documento stesso che serve a giustificare; presentare le g. di una spesa. In partic., libretto delle g., nelle scuole, libretto su cui il genitore o chi ne fa le veci giustifica le assenze degli alunni dalle lezioni: scrivere, riempire, firmare la g.; l’alunno non può rientrare in classe senza la g. firmata dal padre. 2. In teologia, l’opera di Dio che, con la sua grazia, rende giusto l’uomo, capace cioè di partecipare all’opera redentrice di Gesù Cristo. 3. In tipografia, l’operazione, manuale o automatica, con cui una linea di composizione tipografica viene portata alla giustezza esatta prescritta, variando opportunamente la larghezza degli spazî tra parola e parola, che, per una buona estetica tipografica, devono essere uguali l’uno all’altro nella stessa linea; con sign. analogo, la stessa operazione effettuata in videoscrittura. Meno com., l’operazione di portare all’altezza prefissata le colonne che formano le pagine di un libro.