gorilla
s. m. [dal gr. Γόριλλαι plur., adattam. di una voce africana con cui Annone, un viaggiatore cartaginese del sec. 5° a. C., dice nel suo Periplo di aver sentito chiamare certe donne selvagge e pelose dell’Africa, ripresa poi nel 1847 dall’esploratore e missionario americano T. S. Savage per designare alcune scimmie antropomorfe da lui scoperte dell’Africa centrale], invar. – 1. Scimmia catarrina della famiglia pongidi (lat. scient. Gorilla gorilla), la più grande delle scimmie antropomorfe – può raggiungere nel maschio i 2,30 m d’altezza – che vive nella foresta densa, quasi oscura, dell’Africa equatoriale: d’indole tranquilla e poco aggressiva, cammina sui quattro arti poggiando sul terreno la pianta posteriore e le nocche incallite dell’arto anteriore, spesso arrampicandosi sugli alberi per cercarvi cibo. 2. fig. Uomo dall’aspetto scimmiesco, grossolano e brutale: è un g., pare un gorilla. In usi più recenti, e per imitazione dello slang angloamericano (ma anche dell’uso francese), uomo di corporatura robusta a cui è affidata la sorveglianza in certi ambienti come case da gioco o night-clubs, o che funge da guardia del corpo di personaggi importanti, spec. (ma non esclusivamente) della malavita: è sempre accompagnato da due gorilla. ◆ Dim. gorillino, nel sign. proprio.