gradazione
gradazióne s. f. [dal lat. gradatio -onis, der. di gradus «grado1»]. – 1. a. Passaggio lento e graduale da un termine a un altro attraverso tutti gli stadî intermedî di forza, di valore, d’importanza, d’intensità: g. crescente, decrescente; stabilire una g. nel merito; g. di colori, transizione dolce da un colore all’altro o da una sfumatura all’altra dello stesso colore; similmente, g. di suoni, di luci; in linguistica, g. vocalica, sinon. di apofonia. b. In musica, cambiamento progressivo e graduale di intensità o di coloriti. c. In retorica, figura di pensiero e di stile consistente in una successione di concetti o di espressioni via via più forti (g. ascendente o climax), o più deboli (g. discendente o anticlimax). d. Nella pittura e nella scultura, artificio consistente nel porre in risalto le figure principali indebolendo gradualmente il colore o il rilievo nelle altre figure a mano a mano che si allontanano dal centro d’azione. e. Nella tecnica fotografica, la latitudine di contrasto di toni presentati da una fotografia in bianco e nero; g. della carta sensibile, indicazione qualitativa del fattore di contrasto (o gamma) dei varî tipi di carta sensibile, in genere espresso da un simbolo numerico, che varia normalmente tra 0 e 5, passando da carte a basso contrasto (dette «morbide») a carte a contrasto elevato («dure»). f. In sedimentologia, struttura sedimentaria interna di uno strato clastico, con granulometria gradualmente decrescente dalla base al tetto dello strato. 2. Nel linguaggio scient. e tecn., valore di alcune grandezze che si misurano in gradi; in partic. (anche nel linguaggio com.), g. alcolica, la concentrazione di alcol in un liquido alcolico (vino, liquore, ecc.) espressa in gradi alcolici o indicando la percentuale in volume: vino di alta, media, bassa g. alcolica.