grafite
s. f. [dal ted. Graphit, der. del gr. γράϕω «scrivere» perché, strofinata su carta, vi lascia traccia di colore grigiastro]. – Minerale trigonale (costituito da cristalli tabulari a struttura esagonale formati da strati paralleli di atomi di carbonio, con legami deboli tra strato e strato), tenero, untuoso al tatto, di colore grigio scuro e lucentezza metallica, facilmente sfaldabile; buon conduttore dell’elettricità e del calore, pressoché inossidabile e resistente agli acidi, fusibile solo a circa 3000 °C, trova molte applicazioni in elettrotecnica, elettronica, metallurgia, chimica, nell’industria, e come materiale di protezione in impianti per la produzione di energia nucleare; viene anche usato per la preparazione di vernici antiossidanti, miscele lubrificanti e, mescolato a caolino, per la fabbricazione delle matite. Si rinviene in rocce metamorfiche, in Italia nelle valli del Chisone, del Pellice e della Bormida di Millesimo. G. artificiale, grafite ottenuta sottoponendo a elevate temperature materiali carboniosi, di solito antracite, carbone di legna, coke di petrolio.