grande
agg. [lat. grandis]. – Quando è premesso al sostantivo che determina, può avere l’elisione davanti a vocale (con grand’impegno, una grand’emozione), mentre davanti a consonante, e anche davanti a s impura e z, si tronca spesso in gran (un gran fuoco, una gran pazienza; un gran spavento, una gran zazzera); come avviene per qualche altro aggettivo (per es. buono, santo), l’elisione e il troncamento, così come la collocazione dell’aggettivo prima o dopo il nome, non sono fatti puramente morfologici o sintattici, ma influiscono notevolmente sull’efficacia e talora anche sul significato delle singole locuzioni (vi è, per es., sensibile differenza fra un gran dolore, un grande dolore, un dolore grande; e più fra un grand’uomo e un uomo grande). 1. In genere, che supera la misura ordinaria, in senso proprio o fig.; si contrappone quindi a giusto, ordinario, e più direttamente a piccolo. In partic.: a. Con riguardo alle dimensioni, lungo, alto, grosso, esteso: un gran monte, un gran lago, una grande città, una grande superficie, dei gran possedimenti; Vidi genti a la riva d’un gran fiume (Dante); un grandissimo palazzo, un gran salone, due grandi casse; un grande abisso, profondo (più spesso fig., alludendo a differenze di valore o d’idee: tra me e voi c’è un grande abisso); un gran cane, un gran somaro; piedi grandi, mani assai grandi, una gran barba, due grandi occhi neri, una gran testa (fig., pop., anche col senso di grande ingegno); avere gli occhi più grandi del ventre (modo prov.), desiderare o chiedere di cibo o bevanda più che non possa contenere lo stomaco; a o di gran passo, a passo frettoloso, accelerato; fig., dare grande sviluppo (a un’industria, a un commercio e sim.); in grande stile (v. stile, n. 3 c). Riferito a persona, per indicare grandezza materiale del corpo, generalmente si pospone: un uomo grande; spesso si rafforza con altri aggettivi, con similitudini, o è specificato da complementi: un uomo grande e grosso; un giovanottone grande e robusto; era grande come un gigante; grande di statura, ant. grande della persona; raram. sostantivato: Chi è quel grande che non par che curi Lo ’ncendio ...? (Dante, di Capaneo). Talora più che all’altezza fa riferimento all’età, o all’una e all’altra insieme: come ti sei fatto grande!; quindi adulto, maturo, cresciuto in età: da grande voglio fare l’aviatore; sono cose che capirai quando sarai più grande. Con questo sign., anche s. m.: letture, spettacoli, divertimenti per grandi; parla, ragiona, si comporta come un grande; sono i grandi che debbono dare il buon esempio; in collegi e sim., grandi sono i più anziani, contrapposti ai giovani, ai piccini: la camerata dei grandi (più raro al femm.: delle grandi). b. Rispetto alla durata (sinon. di lungo): al popol tutto Favola fui gran tempo (Petrarca); le notti eran grandi e ella nolle poteva dormir tutte (Boccaccio); fece una gran pausa; fare una gran passeggiata, un gran viaggio (dove all’idea della durata si accompagna l’idea dell’estensione nello spazio); avanzare a grandi, a grandissime giornate, facendo maggior cammino di quanto si è soliti fare in un giorno. c. Rispetto alla quantità: un gran numero di spettatori; gran parte dei presenti; c’era gran folla; possedere un gran patrimonio; lasciare gran debiti, gran fama di sé; fare un grande incasso, grandi guadagni; ha fatto una gran scorpacciata di fichi; se ne dice un gran bene, un gran male; anche riferito a verbi all’infinito: se ne fece un gran dire, un gran parlare; s’è fatto un gran ridere; si sentiva un gran correre. Talora, spec. con nomi plurali o collettivi, si premette (secondo un uso toscano o toscaneggiante) la prep. di: ci vogliono di gran quattrini; s’è sciupato di gran roba; Agnese specialmente faceva di gran chiacchiere con la padrona (Manzoni). E col significato più partic. di «numeroso»: Grande Armata (v. armata, n. 3); gran guardia (v. guardia1, n. 2 b); grande unità (v. unità, n. 3 a). d. Rispetto alla qualità: un gran pranzo, un gran ballo, un gran ricevimento, sontuoso, solenne; gran veglione mascherato; di qualità spirituali o intellettuali, elevato, nobile: avere grand’ingegno, una gran mente, del gran talento; è capace di grandi sentimenti; ha un gran cuore (è buono, generoso). Con riferimento alla forza, all’intensità e sim.: gran rumore, gran confusione, gran silenzio; una gran luce; un grand’urlo; accogliere con grandi applausi, con gran fischi; gridare a gran voce; scoppiare in un gran pianto; esser di grande aiuto; essere in gran faccende; avrei una gran voglia di dirgliene quattro; avere gran fame, gran sete, gran sonno; con gran piacere, con gran zelo, con gran rabbia; gli voleva un gran bene; ci vuole una gran pazienza; andare, fuggire di gran carriera, di corsa, con molta fretta; si scatenò un gran temporale; tirava un gran vento; in partic. (letter. o ant.), grand’inverno, grand’estate, il colmo dell’una o dell’altra stagione: spighe, Le quai soglion servar sotto i suoi tetti Nel più gran verno (L. Alamanni). Per significare la gravità, la serietà, la difficoltà di una cosa: incontrare grandi ostacoli; essere in un grand’impiccio; stare in gran pensiero; provare un gran dolore, un grande spavento; sarebbe un gran peccato; ho subìto un grande danno; è stata per noi una gran perdita; si deve fare una gran salita. e. Con riguardo al valore, all’importanza, alla eccezionalità: una grande invenzione; le grandi scoperte geografiche; Canto l’armi pietose e ’ l capitano Che ’ l gran sepolcro liberò di Cristo (T. Tasso); grande strategia, grande industria; e con riferimento allo sviluppo economico: una grande azienda; grande emporio, grandi magazzini (dove l’aggettivo allude soprattutto alla molteplicità degli articoli in vendita). In partic., il gran giorno, il gran dì, quello di un importante avvenimento: arrivò alfine il gran giorno; letter., il giorno del giudizio universale: La vesta ch’al gran dì sarà sì chiara (Dante). Di opera, che eccelle per pregio d’arte: un grande poema, i più grandi monumenti dell’antichità. In partic., per antonomasia, la G. guerra (con iniziale maiuscola), la prima guerra mondiale (1914-18). Di uso frequente nel linguaggio fam. la locuz. gran cosa o gran che, cosa, opera meravigliosa, pregevole: quel quadro è veramente una gran cosa; anche di persona, iron.: si crede un gran che; con la negazione serve spesso ad attenuare un giudizio negativo: lo spettacolo non m’è parso gran cosa; questa minestra non è un gran che (v. anche che2, nel sign. 4). 2. a. Di persona, che eccelle sugli altri per meriti speciali, per altezza d’ingegno, per grandezza di opere: un gran poeta (ma con più profonda ammirazione, un grande poeta), un grande pittore, un gran capitano, un gran medico, un grand’attore; fu uno degli uomini più grandi del suo tempo; anche con nomi proprî: il grande Augusto, il grande Leonardo, la grande Caterina di Russia; analogam., un gran popolo, una grande nazione, e con accezione più determinata, una grande potenza, le grandi potenze (v. potenza, n. 3 c). Sublime, potente: Donna, se’ tanto grande e tanto vali (Dante, della Madonna); Dio solo è grande; fam., Dio è grande (intendendosi che può fare una grazia, che può operare il miracolo, e sim.); e come esclam. enfatica, non sempre d’ossequio: gran Dio!; Dio grande! Più genericam., illustre, glorioso: un grand’uomo, un gran maestro; far grande, rendere illustre, famoso: fece grande il suo nome, la sua famiglia. Talora si pospone, con iniziale maiuscola, al nome di personaggi storici come appellativo di gloria: Alessandro il Grande, Federico il Grande (cfr. l’uso analogo del latinismo Magno). Sostantivato, personaggio illustre per opere gloriose o per nobiltà d’animo e di mente: seguire l’esempio dei grandi; riferire le parole di un grande; i grandi sdegnano le miserie umane; quel grande, Che temprando lo scettro a’ regnatori, Gli allor ne sfronda (Foscolo, con riferimento al Machiavelli). b. Che supera il livello ordinario per condizione sociale, per influenza, ricchezze e sim.: un gran personaggio, una gran dama; persona di grande casato; il gran mondo (v. mondo2, n. 3 d). Frequente in titoli di dignità o di carica per indicare supremazia o alto grado: gran ciambellano, gran cancelliere, gran siniscalco, gran maestro, cavaliere di gran croce (o semplicem. gran croce), grand’ammiraglio, ecc. Sostantivato, persona influente per autorità o ricchezze: i grandi della terra; inchinarsi ai grandi; non tutti i grandi del mondo si servono dei doni di Dio a gloria sua, e in vantaggio del prossimo (Manzoni); fare il grande, ostentare ricchezze, atteggiarsi a gran signore. Nel linguaggio giornalistico, i quattro grandi (calco dell’ingl. the big four), i rappresentanti di Gran Bretagna, Francia, Stati Uniti e Italia che dopo la prima guerra mondiale elaborarono il trattato di pace di Versailles; i tre grandi (calco dell’ingl. the big three), Churchill, Roosevelt (più tardi Truman) e Stalin, arbitri della condotta militare e politica della seconda guerra mondiale e della pace successiva. Nei comuni medievali, i grandi, i nobili della città; anche come agg.: per l’operazioni de’ cittadini grandi e popolani grassi (M. Villani). Grande di Spagna, titolo e dignità che furono caratteristici della monarchia spagnola (a partire da Carlo I), e di cui furono insignite anche famiglie francesi e italiane (queste, dei regni di Napoli e di Sicilia e del ducato di Milano). 3. Premesso a sostantivi che esprimono qualità, e a taluni agg. sostantivati, ha in genere funzione rafforzativa: un grand’imbroglione, un gran giocatore, un gran ladro, un gran bugiardo, un gran minchione; è un gran chiacchierone; sei proprio una gran bestia; è una gran bellezza, non c’è che dire. Similmente davanti a locuzioni, dove ha funzione avverbiale e dà all’aggettivo valore superlativo: è un gran brav’uomo, è una gran bella signora; ha una gran bella voce; è stata una gran brutta sorpresa. Funzione rafforzativa ha anche dinanzi a peggiorativi e accrescitivi: sei un gran ragazzaccio, un gran golosone; si prepara un gran tempaccio. 4. Spesso ha valore relativo, istituendo una implicita contrapposizione ad altra cosa minore, della stessa specie: una «m» grande, una «i» grande (cioè maiuscola); nel salotto grande; messa grande, la messa solenne, cantata (contrapp. a messa piana); in ferrovia, spedizioni a grande velocità; in anatomia, muscolo grande dentato, muscolo grande obliquo, nervo grande petroso; Grandi Russi, i Russi propr. detti, che abitano la Russia centrale (Mosca, San Pietroburgo), distinti dai Piccoli Russi e dai Russi Bianchi. Valore relativo ha pure in alcuni toponimi: il Gran San Bernardo, il Grande Oceano (il Pacifico), il Canal Grande, a Venezia; e così la Gran Bretagna, il Gran Sasso, ecc. 5. In prop. interrogative, in comparazioni, o quand’è determinato da numeri, grande indica semplicemente la misura delle dimensioni o di una quantità, senza alcuna idea di abbondanza: quanto è grande la sala?; non so quanto sia grande la distanza; la mia esperienza è più grande della tua; un tappeto grande 20 m2. 6. Sostantivato con valore neutro, significa la qualità della grandezza, in senso proprio e fig.: spettacolo che ha del grande; il grande nell’arte (cioè il monumentale e sim.). Come s. m. o f., entra anche a far parte di alcune locuz. avv.: a. In grande, in grande misura, in grandi proporzioni: eseguire, riprodurre in grande; comprare, negoziare, commerciare, coltivare in grande; ritratto, disegno, modello in grande; guardare le cose in grande, nel loro andamento generale, nel loro complesso o negli effetti, anziché nei particolari. Anche, di portata più vasta, spec. per indicare l’estensione di un concetto, di una proprietà, di una teoria dall’ambito iniziale a un ambito molto più ampio, addirittura a tutto l’ambiente o il campo considerato. b. Alla grande, fastosamente, senza risparmio, alla maniera dei gran signori e, con senso più generico, molto bene, splendidamente: vivere alla g.; per le nozze della figlia hanno voluto fare le cose alla g.; vincere alla g.; era contento. La vita gli stava andando alla grande. Era un manager efficiente (Niccolò Ammaniti). ◆ Il compar. e il superl., oltre alle forme regolari più grande, grandissimo, hanno anche le forme organiche maggiore, massimo, di origine latina. ◆ Dim. grandétto, grandino, grandettino, grandicèllo, usati spesso, e spec. l’ultimo, con riferimento alla statura o all’età d’una persona: subito dopo lui, venivano i fanciulli più grandini (Manzoni); accr. grandóne (come sost., per lo più fig., nella locuz. fare il grandone, la grandona, di persona che per ostentazione sciala e si mostra prodiga oltre i proprî mezzi), raro grandòtto; pegg., raro, grandàccio. ◆ Avv. grandeménte, per lo più con il sign. di molto, assai: apprezzare, stimare grandemente; m’importa grandemente; la notizia mi ha grandemente addolorato.