gratificare
v. intr. e tr. [dal lat. gratificari, lat. tardo gratificare, comp. di gratus «accetto, gradito» e tema di facĕre «fare»] (io gratìfico, tu gratìfichi, ecc.). – 1. intr. (aus. avere) e tr., letter. o ant. a. Fare cosa gradita: E s’in altro potea gratificargli, Prontissimo offeriase alla sua voglia (Ariosto); abbracciano volentieri l’occasione di g. gli altri (Leopardi). b. tr. pron., non com. Gratificarsi qualcuno, cattivarsene le simpatie, ingraziarselo: avevono presa occasione di volerlo spogliare per gratificarsi i guelfi di Italia (Machiavelli); Gratificandosi Fanciulle e spose (Giusti); è riuscito a gratificarsi il professore. 2. tr. Concedere a un lavoratore subordinato un compenso straordinario in denaro, oltre lo stipendio pattuito, come premio per il buon rendimento, per condotta lodevole, o in speciali occasioni (v. gratifica): la ditta ha gratificato i suoi dipendenti di mille euro ciascuno (ma più com.: ha concesso una gratifica ai suoi ...). Iron.: g. qualcuno d’insolenze, di titoli ingiuriosi, affibbiarglieli gratuitamente, cioè senza che se li meriti; analogam.: lo gratificò con un sacco di legnate. 3. Con uso trans. e con soggetto di cosa (concreta o astratta), essere causa di piacere, di soddisfazione, di pieno appagamento (è un’accezione introdotta nell’uso per influenza del fr. gratifier e dell’ingl. to gratify): possedere bei vestiti la gratifica; il successo nel lavoro gratifica chiunque; anche con uso assol.: un lavoro che gratifica, che non gratifica. ◆ Part. pres. gratificante, anche come agg., soprattutto nel sign. 3: un lavoro, un’attività gratificante, o scarsamente gratificante.