gravezza
gravézza s. f. [der. di grave]. – 1. letter. a. La qualità di ciò che è grave, pesantezza: g. di un cibo; c’è troppa g. di ornamenti; una manina bianca a guisa di cera spenzolava da una parte, con una certa inanimata g. (Manzoni). Anche, senso di peso molesto in una parte del corpo: sentire g. al capo, allo stomaco; si sentiva ... una g. in tutte le membra (Manzoni). b. fig. Molestia, disagio, travaglio: Questa mi porse tanto di gravezza Con la paura ch’uscia di sua vista (Dante); un bellissimo piano ..., il quale tanto più viene lor piacevole quanto maggiore è stata del salire e dello smontare la g. (Boccaccio); tristezza, malinconia: L’avaro zappador ... con parole e con alpestri note Ogni g. del suo petto sgombra (Petrarca). 2. ant. o letter. Tributo e, più generalmente, prestazione obbligatoria allo stato sia in denaro, sia in derrate, animali o altro, sia d’opera personale: feceli esenti di gravezze per due anni (G. Villani); le insopportabili g., imposte con una cupidigia e con un’insensatezza del pari sterminate (Manzoni).