green room
loc. s.le f. inv. Sala allestita nei teatri per accogliere artisti e cantanti nell’attesa, o nelle pause, delle loro esibizioni. ◆ Proviamo a curiosare in «casa» di Claudia Gerini. L’attrice sta esaminando alcuni abiti e ci cacciano. Cambiamo obiettivo e bussiamo da Superpippo, ma inutilmente. La porta è chiusa a chiave. Lui è al «Roof» per la tradizionale conferenza stampa. Rinunciamo e scendiamo ancora. Siamo nel sottopalco del teatro, entriamo nella «Green room» un locale di circa 50 metri quadrati simile ad una sala d’aspetto, dove la tensione che l’ha attraversata la prima sera del Festival è ancora palpabile. (Gian Piero Moretti, Stampa, 6 marzo 2003, p. 10) • Radio 2 in particolare trasferirà il pomeridiano «Gli spostati» in una sorta di stanza di decompressione, detta green room, dove gli artisti ospitati potranno spezzare la frenesia di questa settimana godendosi «un’oasi di pace e relax». (Nicola Franceschini, .com, 25 febbraio 2006, p. 2, Radio) • «Vedevo solo che [Bob] Dylan si annoiava a morte quando si trattava di salire ogni sera da solo sul palco, mentre noi restavamo a gozzovigliare nella green room. Nel mondo della musica succedono cose incredibili», racconta [Donn Alan Pennebaker] (Giuseppe Videtti, Repubblica, 1° aprile 2007, p. 48, La Domenica di Repubblica).
Espressione ingl. composta dall’agg. green (‘verde’) e dal s. room (‘sala, locale’).
Già attestato nel Corriere della sera del 29 marzo 1995, p. 35, Spettacoli (Giovanna Grassi).