guarire
(ant. guerire) v. tr. e intr. [dal germ. *warjan] (io guarisco, tu guarisci, ecc.). – 1. tr. a. Rimettere in salute un malato: il medico, le cure, la dieta, il riposo, il letto lo guarirono del (o dal) suo male; solo il tempo lo può g.; Giletta di Nerbona guerisce il re di Francia d’una fistola (Boccaccio). b. Provocare la regressione di una malattia fino a guarigione più o meno completa dell’ammalato: g. una polmonite, la tubercolosi, il cancro. c. In senso fig., liberare da un difetto, da un male morale: g. qualcuno di (o da) un vizio; bisognerebbe guarirlo della sua pigrizia; eliminare dolori, angosce, sofferenze morali: g. la noia, il tedio; il lavoro è un rimedio che guarisce tutti i mali. 2. intr. (aus. essere) a. Riacquistare la salute: g. da (o di) una pleurite, da un’ulcera, da un’otite; da alcune malattie, giudicate un tempo inguaribili, oggi si può facilmente g.; ho avuto una forte intossicazione intestinale e non sono ancora perfettamente guarito; anche riferito a organo o parte del corpo: cammino già bene, ma il ginocchio non è ancora guarito. b. Riferito a malattia, esser superata: è un male che stenta a g., che non guarisce facilmente; l’influenza guarisce soltanto con il riposo. c. In senso fig., liberarsi da difetti, mali morali e sim.: g. dal vizio del gioco, del bere; è incredibilmente pettegola, difetto di cui non guarirà mai; mi chiese questi per maestro A guerir de la sua superba febbre (Dante). ◆ Part. pass. guarito, anche come agg. e s. m. (f. -a): i sanitarî lo hanno dichiarato guarito; l’epidemia è tuttora attiva, e i guariti, fino a oggi, sono pochissimi.