guerra mediatica
loc. s.le f. Conflitto televisivo tra emittenti o trasmissioni concorrenti; conflitto combattuto avvalendosi dei mezzi d’informazione e delle tecnologie più avanzate. ◆ Nonostante le lusinghe, i privilegi, gli spazi sul palinsesto, un bel giorno [Paolo] Bonolis decide di passare alla Rai. Apriti cielo: come abbiamo già avuto modo di scrivere, Mediaset ha scatenato una inusitata guerra mediatica contro il conduttore. (Aldo Grasso, Corriere della sera, 1° novembre 2003, p. 35, Spettacoli) • a parlare di tv è sempre la tv, che, tra tutti i linguaggi è quello che domina, prendendo qualcosa da tutti, senza rendere mai niente a nessuno. A parte forse alla guerra, che però non è un linguaggio, ma, come diceva [Carl Phillip Gottlieb von] Clausewitz, «assomiglia al camaleonte, perché cambia natura in ogni caso concreto». Perciò oggi si discute animatamente di «guerra mediatica», che è una ovvietà, eppure ci si sorprende, come faceva l’altra sera Bruno Vespa, che i fondamentalisti islamici ne sappiano quanto e più di noi. (Maria Novella Oppo, Unità, 25 settembre 2004, p. 1, Prima pagina) • Rupert Murdoch ha offerto 5 miliardi di dollari per Dow Jones, proprietaria del «Wall Street Journal» e regina dell’informazione economica e finanziaria americana, e così facendo ha probabilmente innescato la guerra mediatica del secolo. (Ennio Caretto, Corriere della sera, 3 maggio 2007, p. 31, Spettacoli).
Composto dal s. f. guerra e dall’agg. mediatico, ricalcando l’espressione ingl. mediatic war.
Già attestato nella Repubblica del 22 maggio 1995, p. 26, Spettacoli & Tv (Natalia Aspesi).