gufesco
agg. Da gufo, somigliante a un gufo; proprio di chi gufa, augurando sfortuna e disgrazie a un nemico, a un avversario. ◆ [Bob] Dylan tutt’a un tratto tornava di moda e, anzi, veniva celebrato come un grande esponente della cultura americana: in ottobre, ebbe l’onore di ricomparire sulla copertina di Newsweek. Non accadeva dal 1974: allora aveva trentadue anni e girava per il Paese con la Band. Adesso, nel 1997, ricompariva, invecchiato e con un’aria gufesca, in una fotografia di Richard Avedon. (Howard Sounes, Corriere della sera, 6 agosto 2002, p. 31, Spettacoli) • Nessuno la vincerà, questa Coppa Italia. O almeno, tutti si scansavano, ieri. Tranne uno, che alla fine se l’è tenuto stretto, un pronostico vagamente gufesco. Messina Ettore, da Treviso. «Speriamo che alla fine il trofeo vada ai soliti noti... Vedo le nostre concorrenti un po’ preoccupate: la Benetton le ha raggiunte, di rincorsa, forse non ci aspettavano già a quelle quote». (Francesco Forni, Repubblica, 17 febbraio 2004, Bologna, p. VI) • Non cessa la persecuzione gufesca contro il bravo e stoico Filippo Inzaghi. Rientrato in squadra, dopo appena un minuto, si è fratturato il pollice della mano destra. (Gian Maria Gazzaniga, Libero, 29 gennaio 2005, p. 28, Sport).
Derivato dal s. m. gufo con l’aggiunta del suffisso -esco.
Già attestato nella Repubblica dell’11 maggio 1984, p. 22, Spettacoli (Rodolfo Di Giammarco).