gufo
s. m. [lat. tardo gūfo (-ōnis), d’origine onomatopeica; nel lat. classico, il nome del gufo era būbo -ōnis]. – 1. Nome comune di varî uccelli rapaci notturni, caratterizzati dal disco facciale completo e ben distinto, e appartenenti a varî generi; in Italia vivono il g. comune (Asio otus), noto anche col nome di duca cornuto, di mediocre statura, con ciuffi auricolari relativamente lunghi, e il g. di palude (Asio flammeus), con dischi facciali molto alti e completi sopra gli occhi, e ciuffi auricolari corti; il g. reale (Bubo bubo), detto anche g. grosso, di grande statura, con cornetti lunghi e distinti, vive nelle fitte foreste soprattutto alpine. Esclusivi delle foreste tropicali africane sono invece i gufi pescatori, tra cui il g. pescatore di Pel (Scotopelia peli). Il gufo è frequente in similitudini, allusive al suo caratteristico aspetto: sembrare un g.; avere occhi di g., un’espressione da gufo. 2. fig. Persona, abitualmente di umore tetro e cupo, che vive rintanata per poca socievolezza o misoneismo: G. dottissimi, Che predicate E al vostro simile Nulla insegnate (Giusti); fare il g., fare la vita del g. (o una vita da g.); con altro senso, fare il g., fare l’uccello di malaugurio. 3. ant. Sorta di pelliccia portata un tempo dai canonici di alcune collegiate: Che diavolo ha egli in capo? E’ mi pare un di questi g. de’ canonici (Machiavelli). 4. In marina, denominazione di un apparecchio per disturbare i radar del nemico, in uso durante la seconda guerra mondiale. ◆ Dim. gufétto (v.); pegg. gufàccio (in senso proprio e fig.).