haredim
s. m. pl. Gli ebrei ortodossi fondamentalisti e tradizionalisti. ◆ Nel mondo degli haredim, gli ebrei ortodossi, la famiglia è il centro della santità, i figli sono un culto. (Moni Ovadia, Corriere della sera, 1° febbraio 1999, p. 13, Esteri) • Niente da fare per i no global rabbinici, a Gerusalemme. Il giudice Yitzhak Milnov ha dato ragione a McDonald’s, che aveva aperto un ristorante non kosher nella nuova stazione dei bus. La licenza kosher era stata rifiutata dai rabbini. McDonald’s aveva aperto lo stesso, venendo denunciato dai proprietari della stazione dei bus, minacciati di boicottaggio da alcuni gruppi di ultraortodossi haredim, che ora useranno altri autobus e mangeranno altri panini. (Foglio, 18 dicembre 2001, p. 4) • Nonostante la maggior parte degli haredim non faccia il militare, può contare sul generoso aiuto pubblico. Sei figli, per esempio, significano 6000 shekel al mese di sussidi (circa mille euro) tra affitto, asilo, tasse, assistenza sanitaria. A Mea She’arim la media è di 7,7 bambini a famiglia. (Francesca Paci, Stampa, 9 febbraio 2008, p. 15, Estero).
Dall’ebr. haredim (‘timorati di Dio’), forma pl. di haredi.
Già attestato nella Repubblica del 22 marzo 1990, p. 15, Politica estera (Edgardo Bartoli).