homo
〈òmo〉 s. m., lat. – Voce corrispondente all’ital. uomo, che ricorre in alcune locuzioni del lat. classico, o scientifico, o moderno, note in questa loro forma e generalmente non tradotte. Appartiene al lat. class. homo novus «uomo nuovo», che presso gli antichi Romani indicava chi giungeva alle alte cariche dello stato per primo della sua famiglia, senza cioè appartenere già alla nobiltà (era un homo novus, per es., Cicerone); con sign. simile, l’espressione è in uso ancor oggi per indicare chi è chiamato a un’alta carica (politica, accademica, ecc.) o a un alto ufficio senza che si sia già fatto notare in quel campo d’attività o senza aver percorso i gradi inferiori della carriera. Nel lat. scient., Homo è nome di genere della famiglia ominidi (ordine dei primati), di cui fa parte l’Homo sapiens 〈... sàpiens〉 (propr. «uomo sapiente»), cioè la specie di cui è costituita l’umanità attuale, le cui forme fossili, appartenenti al paleolitico superiore (fanerantropi), sono rappresentate da numerosi reperti in tutti i continenti e caratterizzate dalla coesistenza di elementi morfologici che saranno rinvenuti, isolati e quindi specifici, nei varî gruppi razziali attuali. Nel lat. moderno, homo oeconomicus 〈... ekonòmikus〉 ( «uomo economico»), l’uomo idealmente inteso dall’economia pura come soggetto dell’attività economica, cioè come individuo astratto che non risenta dell’ambiente fisico e sociale in cui vive, sia mosso soltanto dallo stimolo di soddisfare i suoi gusti e bisogni col minimo mezzo e sia in grado di conoscere tutte le condizioni di mercato e quindi di non commettere errori; homo faber («l’uomo [è] artefice»), espressione con cui si usa indicare l’attitudine e il compito proprî dell’uomo, come artefice capace di trasformare la realtà adattandola alle proprie esigenze, e fatta propria anche dal filosofo fr. H.-L. Bergson (1859-1941) nell’opera Èvolution créatrice (1907), dov’egli afferma che l’uomo dovrebbe definirsi homo faber piuttosto che homo sapiens, in quanto con la sua intelligenza egli riesce a creare oggetti artificiali, a fabbricare strumenti con i quali fabbricare altri strumenti.