idea
idèa s. f. [dal gr. ἰδέα, propr. «aspetto, forma, apparenza», dal tema di ἰδεῖν «vedere»]. – 1. a. Nel sign. più ampio e generico, ogni singolo contenuto del pensiero, ogni entità mentale, e più in partic. la rappresentazione di un oggetto alla mente, la nozione che la mente si forma o riceve di una cosa reale o immaginaria: l’i. di Dio, dell’universo, del tempo, dello spazio, della bontà, della bellezza, dei colori, ecc.; l’i. del bene e del male può variare da uomo a uomo; avere un’i. chiara, netta, esatta, precisa, adeguata (oppure oscura, incerta, confusa, inesatta, vaga, approssimativa, inadeguata) di una realtà. Con riguardo all’espressione delle idee: i. espressa in parole, tradotta in immagine; vocabolo, segno che esprime un’i. o richiama un’i.; nella parola «fuoco» sono implicite le i. della fiamma, della luce e del calore. b. Nel linguaggio filos. il termine, usato per la prima volta da Democrito per indicare l’atomo, in quanto forma, schema visibile, passò poi nella filosofia platonica a designare le uniche e vere realtà eterne, fuori del tempo e dello spazio, oggetto di scienza (contrapposte al mondo sensibile che di quelle è pallida immagine); tale aspetto formale e obiettivo si accentuò nella critica aristotelica, che ridusse l’idea a pura forma della concreta individualità, concezione che si conservò sostanzialmente in tutto il pensiero del medioevo. Nell’età moderna, il termine è venuto sempre più assumendo il sign. di entità mentale, di contenuto del pensiero (rimasto poi anche nella sua accezione non scientifica). In partic., nella filosofia di Cartesio (1596-1650): i. innate, non sopravvenute dall’esterno alla coscienza, i. chiare e distinte, quelle a cui compete con certezza l’attributo della verità; in Kant (1724-1804), idee della ragione, i concetti della ragione (mondo, anima, Dio) i quali, a differenza delle categorie dell’intelletto, non hanno per la conoscenza valore costitutivo, ma semplicemente regolativo, rappresentando ideali cui si deve tendere nell’ampliamento della conoscenza; in Hegel (1770-1831), i. assoluta (o semplicem. idea), la categoria ultima, sintesi suprema dell’essere e del pensiero; in A. Fouillée (1838-1912), idee-forze (fr. idées-forces), le idee in quanto capaci di generare azioni e di influire così sugli altri aspetti della realtà (e in senso più ampio, nel linguaggio politico, ideali o aspirazioni umane che hanno in sé stesse la forza di realizzarsi superando ogni ostacolo). 2. Nel linguaggio com.: a. Rappresentazione mentale schematica, sommaria, ossia nozione elementare, di un oggetto, di un fatto, di un concetto: non so con precisione che cosa sia la psicolinguistica, ne ho appena un’i.; non ha neppure l’i. di ciò che significhi lavorare sul serio. Farsi, formarsi un’i. di qualche cosa, concepirla nei suoi caratteri essenziali, in modo più o meno corrispondente alla realtà: ho scorso alcune pagine per formarmi un’i. sull’argomento del libro; se non hai visto con i tuoi occhi quello spettacolo, non puoi fartene un’idea. Dare un’i. di qualcosa, suggerirne una nozione schematica, approssimativa: il meccanismo è semplice e te ne darò un’i. in poche parole; è un ipocrita, e basta questo fatto a dartene l’idea. Riferendosi a cose straordinarie, fuori del comune, quasi inconcepibili: un dolore, una forza, un’impudenza da non averne i.; ha detto tali sciocchezze, da non averne idea. Più genericam., avere idea, sapere, sia pur vagamente, o immaginare: hai i. di ciò che ti aspetta?; in frasi negative, non avere i. di qualcosa, non avere la minima i., non sapere affatto, non riuscire a immaginare: non ho i. (o non ho nessuna i.) di come funzioni questo congegno; non avevo la minima i. del luogo dove mi trovavo; non ho ancora i. (o l’i.) di ciò che farò domani. b. L’attività della mente rivolta a immaginare una possibile realtà (in contrapp. alla realtà stessa): alla sola i. di un pericolo simile mi sento rizzare i capelli; basta l’i. che uno lo possa contraddire per farlo andare in bestia; anche soltanto l’i. di rivederla lo manda in estasi. Quando non ci sia la contrapposizione diretta alla realtà, è per lo più sinon. di prospettiva: è un’i. che fa rabbrividire; non mi rallegra certo l’i. di dover ricominciare tutto da capo; mi sorride l’i. di avere qualche giorno di vacanza; l’i. che un giorno o l’altro questo possa succedere mi spaventa. Sign. un po’ diverso ha nelle espressioni fam. ho l’i., mi dà l’i., cioè ho un vago timore o sentore, ho il sospetto e sim.: ho l’i. che non otterremo nulla; mi dà l’i. che stavolta va a finire male! c. L’attività del pensiero, e soprattutto il prodotto di tale attività, sinon. quindi di concetto in genere: l’associazione (v.), la concatenazione delle i.; seguire l’ordine, il filo, la logica delle i.; manca il legame tra le i.; in psicopatologia, i. fissa (o coatta), disturbo dell’ideazione costituito dalla resistenza che un’idea oppone ai tentativi di rimozione; fuga delle i., v. fuga; i. sconnesse; mi si confondono le i.; manifestare, esporre le proprie i.; libro ricco, denso d’idee; un componimento povero d’idee; scrive correttamente ma non ha idee; il lavoro è modesto ma ha qualche i. originale. d. Dal sign. che la parola ha nella filosofia platonica, deriva il senso di modello astratto e ideale a cui si guarda come termine di paragone nel giudizio sulla qualità delle cose reali: l’i. del bello, del sublime, del perfetto, ecc. Con sign. più vicino a quello platonico di «entità eterna»: In qual parte del ciel, in quale idea Era l’exempio, onde natura tolse Quel bel viso leggiadro ...? (Petrarca). E l’espressione mondo delle i., che in Platone indica la sfera assoluta della realtà (le essenze universali archetipe delle cose), contrapposta alla sfera del relativo, contingente, apparente (le cose particolari sensibili), è stata assunta nell’uso com. e fam. a indicare il mondo delle vaghe intenzioni non ancora tradotte in effettiva azione; quindi, scherz.: è ancora nel mondo delle i., di cosa di là da venire, che ha carattere di vaga probabilità, o, con riferimento al passato (era ancora ecc.), di cosa che avrebbe avuto realtà solo in un tempo futuro; tu eri ancora nel mondo delle i., risposta che viene spesso data ai bambini che chiedono se essi c’erano, in un tempo in cui non erano invece ancora nati. 3. a. Il concetto che è alla base di un discorso, di un’opera poetica o letteraria, il significato essenziale di un ragionamento, il senso riposto di una frase: l’i. dominante di un carme; questa è l’i. centrale dell’articolo; ho letto attentamente il suo saggio, ma non ne ho afferrata l’i.; le parole le ho udite ma non credo di averne colto l’idea. In musica, i. fondamentale, i. secondaria, di una composizione strumentale, sinon. di tema. b. La parte sostanziale, il contenuto fondamentale di una dottrina: nel comandamento «ama il prossimo tuo come te stesso» è gran parte dell’i. cristiana. Anche il contenuto teorico di una dottrina, a cui s’ispira l’azione di un movimento politico o culturale: l’i. liberale, l’i. marxista; esporre, commentare l’i. guida di un’azione (politica o d’altro genere); talora con sign. più vicino a «ideale»: l’i. monarchica, l’i. repubblicana; l’i. non muore mai, anzi ha vita e forza dalle persecuzioni (Settembrini); l’i. nazionale, il sentimento dell’unità della nazione e della sua ragion d’essere; combattere, lottare, morire per un’i., per un ideale. c. Concetto ispiratore, spunto, primo abbozzo, di un’opera dell’ingegno o dell’arte, di un’invenzione, di un’impresa, di un lavoro, ecc.: l’i. è buona, vedremo se saprai darle forma d’arte; l’i. del dramma m’è venuta da un fatto realmente accaduto; il lavoro l’ha fatto lui, l’i. però è stata mia; dare, suggerire un’i. da sviluppare; non ha idee, di persona che, nell’operare, è priva d’immaginazione e d’iniziativa. d. Ispirazione, progetto, proposta da tradurre in realtà: un’i. audace, grandiosa; abbiamo avuto la stessa i. (frase che può significare anche: ci è venuto in mente lo stesso pensiero, abbiamo avuto la stessa intenzione, ecc.); è stata un’ottima i. quella di rivolgersi a lui; scherz., mi pare una saggia i. quella di andarcene tutti a dormire. Con sign. più generico, il prodotto dell’attività inventiva della mente, trovata ingegnosa: mi viene un’i.!; hai avuto un’i. veramente geniale, luminosa; gli balenò un’i. felice; non è stata certo un’i. brillante la tua. Spesso è piuttosto sinon. di capriccio, ghiribizzo: che i. uscire con questo tempaccio!; iron.: bell’i. venire a seccar la gente a quest’ora!; non ti far venire certe i.!, certe voglie o certi pensieri strani. Mi piace l’i.!, espressione ironica di protesta contro un’iniziativa o una proposta altrui che offende in qualche modo la nostra suscettibilità o urta contro i nostri interessi: lui vuole stare in poltrona mentre io sgobbo? mi piace l’i.!; e dovrei pagare tutto io? mi piace l’i.! Al plur., manie di grandezza, aspirazioni o tendenze biasimevoli : ha troppe i. per la testa, troppi grilli; con queste tue i. finirai col rovinarti; ha delle i. che mi piacciono poco. 4. a. Prodotto dell’immaginazione e della fantasia, opinione falsa, credenza o speranza illusoria, e in genere cosa non rispondente a realtà o a verità: sono idee, sono tutte i.; tu pensi che sia così, ma è solo una tua i.; speri che lui t’aiuti? lèvati quest’i. dalla testa; è un’i. ridicola, credimi; le sue sono i. di un cervello esaltato, di una mente malata; si è fissato in quest’i. e non è possibile convincerlo del contrario. Talora s’avvicina al sign. di prevenzione ingiustificata, ubbìa: sostiene che la frutta fa male: è un’idea! b. La fantasia stessa, l’immaginazione, come attività dello spirito: nell’i. tutto è facile, non così in pratica; disegnare, dipingere a idea, per sola forza di fantasia, senza riprodurre modelli reali; con senso sim.: è un bozzetto che ho fatto di i. mia. Dal sign. di fantasia contrapposta alla realtà, la frase molto comune neppure (o nemmeno, neanche) per i., a proposito di cosa a cui non si pensa affatto o a cui non si deve neppure lontanamente pensare (quasi a dire che è talmente irreale e assurda da non aver luogo neanche nell’immaginazione): non lo voglio nemmeno per i.; neppure per i. ho intenzione di cedere; come risposta di recisa negazione: «Allora accetti?» «Neanche per idea!». Cfr. l’espressione analoga neanche per sogno. 5. a. Modo di vedere e giudicare le cose: non so se sbaglio ma questa è la mia i.; è un’i. giusta, un’i. storta. Quando non riguarda il giudizio su particolari argomenti, si usa in genere il plur.: ognuno ha le sue idee; hai delle i. tutte tue personali; è un uomo d’i. strane; sono i. sbagliate; avere i. bislacche, stravaganti, assurde, strampalate, paradossali; gente d’i. anguste, grette, meschine; vanno d’accordo perché hanno le stesse i., la pensano allo stesso modo, hanno gusti, tendenze, sentimenti simili. Anche, modo di concepire qualche cosa: l’i. socialista della società. Per le varie accezioni dell’espressione ordine d’idee, v. ordine (n. 4 b). b. Opinione: vorrei conoscere la tua i. su questa proposta; ho anch’io la mia i. in proposito; secondo la mia i., a parer mio; confutare un’i. errata; cambiare spesso d’idea. Al plur., convincimento dottrinale, politico, religioso: è un uomo d’i. laiche, d’i. non ortodosse; avere i. liberali, comuniste, anarchiche; affermare, proclamare, difendere le proprie i.; contrasto d’idee; tollerare le i. altrui. 6. a. Intenzione, proposito: vagheggiare, carezzare, abbandonare un’i.; ero venuto qui con l’i. di divertirmi; avevo l’i. di scambiare quattro chiacchiere con te; avrei una mezza i. di andare a teatro stasera; volevo scriverti ma poi ho cambiato i.; sei tornato con i. buone o cattive?; credo che abbia brutte i. per la testa. b. Scopo, fine che si assegna alla propria azione: fu questa l’i. di tutta la sua vita; ostinarsi in un’i., voler raggiungere a ogni costo lo scopo. 7. Dal sign. di rappresentazione schematica, nozione elementare (v. sopra, al n. 2 a) e insieme dalla concezione di idea come l’elemento più semplice del pensiero, derivano, nell’uso fam., le seg. accezioni: a. Quantità minima di qualche cosa: basta solo un’i. di sale; il liquore mi fa male, versamene appena un’i.; per essere perfettamente in centro, il quadro andrebbe spostato un’i. a destra; non ce n’è in casa nemmeno l’i., di cosa che manchi del tutto. b. Lontana somiglianza, aspetto, caratteri, qualità che una cosa o una persona ha simili a quelli di un’altra: ho un amico che ha un’i. di tuo fratello; è una costruzione che ha qualche i. degli edifici orientali; in questi versi c’è un’i. dei Canti del Leopardi; mi piacerebbe una villa sull’i. di questa, di modello simile, di questo tipo. Dare l’i., sembrare, avere l’apparenza: a sentirlo, non dà l’i. di persona normale; vista dall’esterno, questa scuola dà l’i. di una caserma. ◆ Dim. ideina (che può essere vezz. o spreg.); spreg. ideùccia, ideuzza; accr., non com., ideóna (con tono di ammirazione scherz.: un’idea geniale, una trovata straordinaria); pegg. ideàccia, per lo più nel plur. ideàcce, cattive intenzioni.