idol
s. m. e f. Nell’industria e nella scena artistica, musicale e mediatica giapponese e coreana, giovanissimo artista di successo, capace di cantare, ballare e recitare, di aspetto gradevole, che intrattiene stretti rapporti con i suoi fan; usato anche come agg. sempre posposto. ♦ «Il nesso tra offerta di pari opportunità e necessità di uscire dalla crisi economica — dice la executive di Itochu Corp, Mitsuru Chino — è il punto debole della cosiddetta Womenomics ». Un equivoco che le giapponesi, decise a non restare idol e konami girls (le teenager-cantanti o mutuate dai videogiochi che sembrano fatte in serie), non perdonano. «Quella di Abe — dice la leader del movimento femminile Takazato Suzuyo — è un'operazione d'immagine. Pensa ad una manciata di donne-manager, non alla massa anonima che sta sotto. Moglie in giapponese si dice okusan , signora della casa: una condizione che nemmeno il premier vuole concretamente cambiare». (Giampaolo Visetti, Repubblica, 5 novembre 2014, p. 32, R2 Mondo) • Ancora, ospiti speciali il fumettista Giuseppe Palumbo e lo sceneggiatore Tito Faraci al lavoro su «DK» (Astorina); Takamasa Sakurai esperto di dij-pop (japanese popular culture), che parlerà del successo delle idol giapponesi, star poco più che adolescenti del web e della tv. (Laura Martellini, Corriere della sera, 17 settembre 2015, Roma, p. 12, Tempo libero) • Sgomento e commozione sui social network giapponesi per l’improvviso decesso di Rina Matsuno, una giovanissima cantante “idol” nipponica del gruppo “Shiritsu Ebisu chugakko” (“Scuola media privata Ebisu”). La diciottenne è morta nella notte scorsa per motivi ancora non comunicati, ma che secondo i principali media giapponesi sarebbero naturali. Il profilo Instagram della cantante è stato preso d’assalto dai fan che hanno espresso il loro sgomento per la morte improvvisa, ma in molti hanno anche ringraziato la cantante. (Askanews.it, 8 febbraio 2017, Esteri) • Il termine non indica, in realtà, tutta la musica pop sudcoreana, anche se le canzoni K-pop spaziano in una varietà di generi. A fare la differenza c’è il concetto di “idol”: di solito l’immagine di un artista K-pop è costruita per creare una relazione personale con i suoi fan devoti. Spesso le case discografiche li assoldano da preadolescenti come apprendisti e li fanno debuttare a tempo pieno solo dopo anni di formazione tra canto, ballo, recitazione, ma anche lingue straniere e gestione dei media. Il modello degli “idol” è diffuso in Corea dai primi Anni 90, contemporaneo alle “boy band” occidentali. Dal 2005 il sistema è stato perfezionato, con l’esordio di gruppi considerati “mostri sacri” del K-pop come le Girls’ Generation e i Big Bang. (Marta Corato, Sorrisi.com, 18 aprile 2019, Musica) • I divi del K-Pop, noti come idol, sono molto attivi sui social network, da Twitter a TikTok, ma anche su piattaforme come Reddit, dove condividono squarci di vita privata, prove, messaggi sociali. Dietro le loro uscite c’è un complesso studio dell’immagine. Il coinvolgimento diretto tiene vive comunità di fan molto attive, che partecipano in massa a raccolte fondi o altre campagne di beneficenza sponsorizzate dai propri beniamini. È difficile stimare l’impatto di questa cultura molto vivace online, ma basti pensare che nel 2015 il tour Made, che si è concluso un anno dopo con tappe in 15 Paesi del mondo, ha visto la partecipazione di 1,5 milioni di persone. (Gabriele Porro, Wired.it, 22 giugno 2020, Internet).
Voce ingl. che ricalca il giapponese アイドル (aidoru).