imbarazzare
v. tr. [dallo spagn. embarazar]. – 1. a. non com. Ingombrare un luogo, disturbare o rendere poco agevole con qualche impedimento l’attività, il movimento, il passaggio e sim.: queste seggiole imbarazzano la stanza; c’erano dei carretti che imbarazzavano la strada; i. una manovra. b. estens. I. lo stomaco, riempirlo di cibi indigesti; fig.: letture, nozioni che imbarazzano la mente, che vi creano confusione. 2. a. Riferito a persona, impacciarla, metterla in imbarazzo, in uno stato d’incertezza, esserle cagione di disagio: la sua presenza m’imbarazzava; nell’intr. pron., sentire imbarazzo: non devi imbarazzarti per una domanda così naturale; mi mette un palmo sulla mano, quasi mi imbarazzo, lei no, lei è regina di uomini (Erri De Luca). b. Rifl. con valore intr., imbarazzarsi, impicciarsi: non mi voglio imbarazzare con certa gente; io non m’imbarazzo di queste cose. ◆ Part. pres. imbarazzante, anche come agg., di cosa che mette in imbarazzo: proposta, domanda, situazione imbarazzante; e come predicato: trovarci alla stessa tavola sarebbe imbarazzante per tutti e due. ◆ Part. pass. imbarazzato, anche come agg.: essere, sentirsi, mostrarsi imbarazzato, perplesso, confuso, non saper come comportarsi, essere incerto su ciò che si deve fare o rispondere; avere lo stomaco imbarazzato o essere imbarazzato di stomaco, soffrire di pesantezza per non aver digerito bene.