impalcatura
s. f. [der. di impalcare]. – 1. a. Nelle costruzioni, struttura provvisoria (detta anche ponteggio) destinata a sostenere gli operai e i materiali occorrenti per l’esecuzione di un’opera, nonché a dare accesso a tutti i punti di lavoro; è generalmente costituita da elementi verticali (antenne, candele), collegati ogni due o tre metri circa con travi orizzontali (traversoni o correnti) sulle quali vengono poggiate travi più piccole (travicelli o traversi) a sostegno di un tavolato continuo, praticabile. Nel tipo in legno le giunture erano fissate con legature in corda; l’attuale tipo metallico è costituito da tubi di acciaio riuniti fra loro con giunti snodati, o da telai prefabbricati accoppiabili con innesti. b. Struttura portante a carattere stabile e a sostegno di altre strutture non resistenti (anche sinon. di impalcato). c. In senso fig., il complesso degli elementi che costituiscono il sostegno essenziale e strutturale di qualche cosa: l’i. sociale di un periodo storico, di un sistema politico o economico, di un’opera letteraria. 2. In arboricoltura, disposizione delle branche di un albero quasi a verticillo: presente naturalmente nel fusto del ciliegio, può essere ottenuta anche in altri alberi recidendo il tronco a una certa altezza. 3. In zoologia, il tipo di ramificazione proprio delle corna del cervo.