impermanenza
s. f. Condizione di precarietà, di provvisorietà. ♦ L'Oriente torna. Rievocato dai ricordi di trent'anni fa. [Bernardo Bertolucci:] «Quando giravo Prima della rivoluzione pensavo che sarebbe stato il mio ultimo film Invece ogni volta, miracolosamente, me ne fanno fare un altro. Ed ogni volta, immancabilmente, penso che sarà l'ultimo. L'impermanenza dei film, la sensazione di terminabilità che danno, è simile alla vita». (Bruno Vecchi, Unità, 5 giugno 1994, Unità2, p. 8, Cinema) • Libro esaltato da Mishima e da una certa anima purista del Giappone ossessionata dall'onore e dalla tradizione. Ma anche libro (laicamente) usato da schiere di manager come strategia portatile nella loro perenne guerra per il denaro. Poi finalmente riscoperto e ricollocato nel suo valore trasversale alle multiple filosofie orientali, viatico della cultura taoista, sguardo profondo alla «impermanenza delle cose», alla compassione buddista per tutti i viventi e alla fissità Zen che colloca il vuoto al centro (oltre che ai bordi) di ogni destino. (Pino Corrias recensisce Yamamoto Tsunetomo, Il codice del samurai, Corriere della sera, 1° agosto 2003, p. 27, Cultura) • Richard Long – in Italia per la sua mostra al Pac, Padighone d'Arte Contemporanea di Milano (che apre al pubblico domani) fatta insieme con l'artista indiano Jivya Soma Mashe – ha lo sguardo azzurro e diretto di chi ha a lungo vissuto e non ha bisogno di parole per comunicare. Il suo lavoro fatto di fango, acqua, erba, pietre depositate al suolo come tracce provvisorie è riassumibile nel concetto di passaggio: di impermanenza e al contempo di eternità. «La pietra è ciò di cui è fatto il mondo – dice –, è vecchia milioni di anni, mentre l'acqua che scorre sopra la pietra dura un istante». (Manuela Gandini, Stampa, 16 marzo 2004, p. 35, Cultura e spettacoli) • Liceo Carlo Cattaneo, Corso Francia. In omaggio alla sublime impermanenza del tutto, soprattutto delle cattedre dei giovani prof italiani, da febbraio insegno qui. Mattinata finita. (Raffaella Paisio, Repubblica, 22 aprile 2010, Torino, p. 14) • Il recentissimo libro-disco di Dome Bulfaro, Prima degli occhi (musiche di David Rossato, ed. Mille Gru), è stretto (o, meglio, si espande) tra una nascita e una morte (un ‘lutto gioioso’, lo definisce l’autore) che sono il medesimo evento: la nascita di un figlio, la morte della ‘giovinezza’ della coppia che lo genera. È una sorta di ‘placenta poetica’ che nutre quell’evento e insieme se ne nutre, in uno scambio alla pari tra forma e vita, alla ricerca di quell’equilibrio complesso che a volte chiamiamo ‘sacro’ e che poi si presenta, qui, come un’intensità rilassata, ma sempre vigile, un bilanciamento tra mente e corpo che è anche quello tra voce e parola: un wabi-sabi. Il wabi-sabi è, in maniera totalmente aliena dai nostri canoni occidentali, tanto esperienza ‘vitale’, quanto canone estetico, una ‘forma’ della poesia (e dell’arte) che mette a testo l’impermanenza del tutto, dunque una bellezza costantemente imperfetta, ma fluida, una poesia come continuo ‘farsi’. (Lello Voce, Fatto Quotidiano.it, 27 dicembre 2015, Cultura, Blog) • Eccoli, i 7 saperi di Morin per una nuova forma di conoscenza: [...] 5 – Affrontare le incertezze. Più ci si addentra nella conoscenza, più si diviene certi di non sapere. È importante apprendere strategie per accettare l’impermanenza, l’indeterminatezza. (Letizia Giangualano, Sole 24 Ore.com, 12 maggio 2020, Alley Oop).
Derivato dal s. f. permanenza con l’aggiunta del suffisso privativo in-.
Già attestato in un articolo comparso nel «Corriere della sera» del 22 luglio 1910, p. 3, scritto dallo scienziato, pensatore e politico Giuseppe De Lorenzo, divulgatore in Italia del buddismo.