impicciare
v. tr. [prob. dal fr. ant. empeechier, che è dal lat. tardo impedicare «prendere al laccio»] (io impìccio, ecc.). – Intralciare, creare disturbo riuscendo importuno (lo stesso quindi che impacciare, di cui è più pop., ma con sign. più astratto): leva dal tavolo tutte queste carte che m’impicciano; i. la strada, il passaggio; proprio oggi, la sua venuta m’impiccia. Riferito a persona: va’ di là a giocare, che qui impicci; potrebbe anche dare una mano, in questi momenti, invece di venir tra’ piedi a piangere e a i. (Manzoni); la faccenda sarebbe andata liscia, se non fosse venuto lui a impicciare, a creare impicci. Nell’intr. pron., impicciarsi, intromettersi, immischiarsi, soprattutto in faccende estranee: si è impicciato in questioni che non gli competono, in affari delicati; non t’impicciare dei fatti, o degli affari, miei; di che t’impicci, tu?; per estens., impìcciati dei fatti tuoi, occupati, interessati solo di quello che ti riguarda; con altro senso, impicciarsi con qualcuno, impegolarsi, invischiarsi: mai impicciarsi con certi uomini! ◆ Part. pass. impicciato, anche come agg., di persona che si trova negli impicci, negli imbrogli; o con il sign. di impacciato, cioè imbrogliato, imbarazzato: l’accoglienza fredda e impicciata di don Abbondio (Manzoni). Frequente come predicato, in unione col verbo essere, oppure in funzione predicativa: i suoi affari sono impicciati, intricati, imbrogliati; è una questione piuttosto impicciata; anche, occupato in varie faccende: oggi sono assai impicciato; avrò tutta la giornata impicciata.