importare1
importare1 v. tr. e intr. [dal lat. importare «portar dentro, introdurre; arrecare», comp. di in-1 e portare «portare»] (io impòrto, ecc.). – 1. tr. a. letter. Recare con sé, originare, avere per effetto, implicare (più com. comportare): nobilitate ... Importa sempre ben del suo subietto, Come viltate importa sempre male (Dante); chi entra ne’ pericoli sanza considerare quello che importino si chiama bestiale (Guicciardini); l’eccellenza delle anime importa maggiore intensione della loro vita; la qual cosa importa maggior sentimento dell’infelicità propria (Leopardi). b. Richiedere, come costo o corrispettivo, una data somma: il viaggio importa una spesa di trecento euro; quindi anche non com. ammontare (cfr. importo). c. ant. Denotare, significare: Che voglion importar quelle due frondi? (Petrarca). 2. intr. (aus. essere; ma i tempi comp. sono rari). a. Aver peso, premere, stare a cuore: ciò che più importa è la salute; per lo più usato impersonalmente: importa osservare che ...; importa a tutti che le cose procedano bene; che t’importa di ciò che faccio io?; gli importa eccome di essere informato!; importa molto, poco, grandemente, sommamente; non importa, non ha peso o valore (di cosa a cui non si crede di dover dare importanza, in quanto priva di rilievo o senza gravi effetti). Usato spesso in frasi fam., di forma o di senso negativo, per esprimere più o meno sprezzantemente noncuranza, disinteresse: non m’importa nulla, affatto, un fico secco, un accidente; m’importa assai a me!; m’importa (di) molto!; e a me che me ne importa?; chi se ne importa?; cosa m’importa a me che tu ti chiami Taddeo o Bartolomeo? (Manzoni). b. Mettere conto, occorrere, essere necessario: importa che tutti lo sappiano; non importa che vi disturbiate. ◆ Part. pres. importante, molto frequente come agg. nel sign. 2 (v. la voce).