inaccogliente
agg. Che non accoglie, non ospitale. ◆ La Francia attraverso la Coppa del Mondo ha scoperto di essere una nazione molto accogliente; infatti per quell’occasione ha accolto ospiti da tutto il mondo, capovolgendo l’immagine che ha sempre dato di se stessa, ovvero di paese ribelle, inaccogliente. Ma ciò che ha stupito maggiormente è stato lo spirito di fratellanza e di gioia che ha coinvolto l’intero stato. (Francesca Marcon, Stampa, 26 marzo 1999, Torinosette, p. 106) • «Giovanni Paolo II» raccoglie consensi tra le maggioranze e le opposizioni, al congresso e tra la gente. Ma nel coro di sì, c’è anche chi dissente. È Imma Barbarossa, della segreteria nazionale di Rifondazione Comunista: «Bari è una città aperta all’oriente, luogo di passaggio e di transito per migranti e passeggeri di ogni religione ed è “inaccogliente” intitolare un aeroporto a un rappresentante, per quanto illustre, di una religione, quella cattolica. Dobbiamo liberarci di ogni forma di integralismo, compreso quello cattolico. Perché altrimenti sarebbe come ricordare ai musulmani l’occidente cristiano delle crociate». (Cristina Zagaria, Repubblica, 25 maggio 2005, Bari, p. III) • Mordechai Geldman, ebreo, nell’antologia «Poeti israeliani» descrive la vita come «qualcosa d’infinitamente delicato e doloroso / senza requie e senza casa / che Allah non abbraccia». Siccome Allah somiglia moltissimo a Yahweh (Maometto bazzicava la Torah), è evidente che l’unica speranza per la pace in Palestina è il superamento dei rispettivi monoteismi inaccoglienti e la contemporanea conversione dei due popoli a quel Cristo che abbraccia tutto e tutti. (Camillo Langone, Foglio, 3 gennaio 2008, p. 2).
Derivato dal p. pres. e agg. accogliente con l’aggiunta del prefisso in-.
Già attestato nella Repubblica del 25 gennaio 1987, p. 30, Spettacoli (Rodolfo Di Giammarco).