inchinare
v. tr. e intr. [lat. inclīnare, comp. di in-1 e clinare «chinare, piegare»]. – 1. tr. Chinare, abbassare: Ratto inchinai la fronte vergognosa (Petrarca). In usi fig. (letter.): i. l’orecchio, i. l’animo alle preghiere; anche, piegare, assoggettare: Né cessò molte pratiche far poi Per inchinarla ai desiderii suoi (Ariosto); o rendere umile, costringere all’ossequio: L’andar celeste e ’l vago spirto ardente Ch’ogni dur rompe et ogni altezza inchina (Petrarca). 2. rifl. Chinarsi, piegarsi verso terra: un po’ t’inchina Ed ai lievi calzari il guardo volgi (Parini); anche con riferimento a cose: la torre Quasi spinta inchinossi, aprissi e cadde (Caro). In partic., piegarsi, curvare la persona davanti a qualcuno in atto di ossequio: s’inchinò leggermente davanti a lui; non vuole inchinarsi a nessuno, anche se ha bisogno; fig., cedere, accondiscendere: inchinarsi al volere di Dio; se a’ miei prieghi l’altiero vostro animo non s’inchina (Boccaccio). Con questi sign., era usata anticam. anche la forma intr., senza la particella pron.: Vinto dal sonno, in su l’erba inchinai (Dante); e quei fé segno Ch’i’ stessi queto ed inchinassi ad esso (Dante). Col sign. di chinarsi in atto di ossequio, riverire, ossequiare, il verbo si trova adoperato anche transitivamente: inchinare i potenti; inchinandola, umilmente le baciò le mani (Caro); inchinò l’innominato, stette a sentir quel che voleva (Manzoni); spec. nella forma passiva: era inchinato da tutti. 3. intr. (aus. avere), letter. a. Inclinare verso qualche cosa, volgere: il sole inchinava al tramonto; fig., esser propenso: i. all’indulgenza, alla benevolenza. b. Declinare, degli astri, della notte e sim. ◆ Part. pass. inchinato, anche come agg., chinato, curvato o piegato verso terra: all’ombra Degl’inchinati salici dispiega Candido rivo il puro seno (Leopardi); in araldica, attributo del girasole con il fiore chinato sullo stelo dalla parte del sole.