inconvertibile
inconvertìbile agg. [dal lat. tardo inconvertibĭlis]. – 1. a. Non convertibile; detto soprattutto, nel linguaggio econ., del biglietto di banca o di stato quando non ne sia ammessa la conversione, presso l’istituto di emissione, in monete metalliche, in metallo, in lingotti o in valute estere convertibili; di moneta i cui cambî con l’estero non siano liberi; di un titolo del debito pubblico che lo stato, all’atto dell’emissione o di una conversione, si sia impegnato a non convertire. b. Nella logica formale, è detta proposizione i. la proposizione particolare negativa, perché da essa non è possibile (se non attraverso qualche artificio) inferire un’altra proposizione che, presentando invertito l’ordine dei termini (soggetto e predicato), esprima la stessa verità; per es., la proposizione «alcuni uomini non sono medici» non si può convertire nell’altra «alcuni medici non sono uomini», giacché, stando nella prima il soggetto al predicato come il genere a una delle sue specie, si verrebbe, nella seconda, ad escludere, almeno in parte, una specie dal suo genere. 2. Rarissimo, di persona, che non può essere convertita (all’onestà, alla fede religiosa).