indice
ìndice s. m. [dal lat. index -dĭcis, propr. «indicatore», der. del tema di indicare «indicare»]. – 1. In senso generico ed etimologico (da cui si sviluppano tutti i sign. particolari), qualsiasi cosa che serve a indicare. In origine usato anche come agg., con il sign. di «che indica, che serve a indicare»; quindi, per antonomasia, indice o dito indice, il secondo dito della mano, tra il pollice e il medio, di notevole importanza per la sua autonomia di movimento rispetto alle altre dita: additare, mostrare con l’i.; puntare l’i. contro qualcuno, spesso come atto d’accusa (donde anche l’espressione i. accusatore); portare l’i. alle labbra, per chiedere il silenzio o raccomandare un segreto. 2. a. Nei libri, elenco dei titoli che distinguono le varie parti in cui l’opera è suddivisa o dei titoli dei brani, dei componimenti poetici che vi sono raccolti, talora soltanto della numerazione progressiva dei capitoli, disposti nell’ordine di successione con indicata a lato la pagina in cui si trovano; può essere posto prima o dopo il testo: guardare, scorrere, consultare l’i.; cercare un argomento, un brano, una poesia nell’i. (cercare cioè l’indicazione della pagina dove si trovano). Col medesimo criterio di compilazione: i. delle illustrazioni, delle tavole fuori testo; i. alfabetico (dei nomi proprî, delle cose notevoli di cui si parla nell’opera o che sono ricordate, ecc.), quando i nomi sono sistemati in ordine alfabetico con rinvii alle pagine relative; i. delle materie, quando l’indice è suddiviso per argomenti; i. dei capoversi (per es., in un canzoniere o anche in un poema), disposto anch’esso in ordine alfabetico; i. analitico, quello che, per ciascun esponente elencato, rinvia a tutte le pagine in cui si parla di quella persona o di quel luogo o di quell’argomento con l’aggiunta di qualche indicazione sommaria che aiuti a ritrovare il luogo che più interessa; i. generale, quello che raccoglie gli elementi dei varî indici parziali o costituisce l’indice complessivo di un’opera in più volumi. b. In lessicografia e in linguistica computazionale, lista delle parole presenti in un testo sottoposto a spoglio lessicale, ordinate alfabeticamente o in base alla frequenza delle occorrenze: i. delle forme, cioè delle unità lessicali così come compaiono nel testo, senza distinzione degli omografi; i. dei lemmi, cioè delle unità lessicali analizzate e ricondotte alla forma base con cui sono in genere registrate nei vocabolarî; i. delle forme, o dei lemmi, in ordine alfabetico, in ordine di frequenza decrescente (per gli i. di frequenza, dove indice ha propriam. il sign. di «rapporto percentuale» v. frequenza, n. 2 b). c. Con sign. più specifico, in informatica, tavola di riferimento ordinata in base a opportuni indicativi e registrata nella memoria di un calcolatore, che può essere consultata per trovarvi gli indirizzi di certi dati contenuti nella memoria. d. Per estens., elenco: I. dei libri proibiti, elenco dei libri di cui la Chiesa, per ragioni dottrinali e morali, condannava con gravi sanzioni la lettura, la pubblicazione e la diffusione; pubblicato inizialmente (1557-1571) ad opera del Sant’Uffizio, curato in seguito (fino al 1917) dalla Congregazione dell’I., e successivamente da una sezione della Congregazione del Sant’Uffizio, non ha oggi (in seguito alle indicazioni del Concilio Vaticano II) alcun valore giuridico di legge ecclesiastica, rimanendo invece in vigore il suo significato e il suo valore morale: essere o essere messo all’I., con riferimento alle opere (e per estens. agli autori) incluse in tale elenco. In senso fig., essere messo all’I. (o all’i.), essere ritenuto moralmente o socialmente pericoloso, essere evitato, bandito da una società, da un gruppo, ecc. e. Nella terminologia sportiva, i. dei cavalli italiani, l’elenco dei cavalli i cui certificati sono depositati alla segreteria della Federazione italiana sport equestri. 3. In strumenti di misurazione, l’elemento, costituito generalmente da un’asticella mobile variamente conformata (lineare, a freccia, a coltello, a filo, ecc.), destinata a indicare il valore della grandezza da misurare mediante una estremità che si muove su una scala graduata. In alcuni strumenti di precisione, i. ottico, indice, costituito da un pennello di raggi luminosi, che può farsi entro certi limiti ampio a piacere, e che viene proiettato con l’ausilio di uno specchio (sfruttando il principio amplificatore della leva ottica) su una scala graduata, così che l’indice vero e proprio risulterà una macchia luminosa. 4. Rapporto, talora espresso percentualmente, oppure differenza fra i valori numerici di due grandezze, o fra dati, condizioni, fenomeni espressi numericamente e posti in relazione. In partic.: a. In antropometria, il rapporto centesimale fra due misure, secondo la formula (b × 100): a, in cui a corrisponde alla misura maggiore, b alla minore: i. antropometrici, i. cefalici, i. gnatico, i. toracico, ecc. b. In cristallografia, i. cristallografico, il rapporto fra i parametri della faccia del cristallo presa come fondamentale e i parametri di un’altra faccia; secondo la legge di razionalità degli indici (o di Haüy ‹aü̯ì›, perché enunciata dal mineralogista fr. R.-J. Haüy nel 1784), tali rapporti stanno tra loro come numeri interi, generalmente piccoli. c. In ottica, i. di rifrazione (o, più precisamente, i. di rifrazione assoluto) di un mezzo, nel passaggio di un raggio luminoso dal vuoto al mezzo in questione, il rapporto tra il seno dell’angolo di incidenza e il seno dell’angolo di rifrazione, pari al rapporto tra la velocità della luce nel vuoto e la velocità della luce in quel mezzo; con riferimento al passaggio di un raggio luminoso tra due mezzi diversi, i. di rifrazione relativo, il rapporto tra il seno dell’angolo di incidenza e il seno dell’angolo di rifrazione, pari al rapporto tra gli indici di rifrazione dei due mezzi. d. In astrofisica, i. di colore di una stella, la differenza della magnitudine della stella misurata in due regioni differenti dello spettro, in corrispondenza alla scelta delle quali si hanno quindi indici differenti. e. In statistica, l’espressione sintetica delle dimensioni di un dato fenomeno in rapporto a una quantità assunta come base, o di un modo di essere o di comportarsi di un dato fenomeno nel tempo o nello spazio (come rapporto cioè tra due o più quantità o entità del fenomeno misurate in epoche o luoghi diversi) o, anche, della relazione intercorrente tra più fenomeni: i. dei prezzi, i. del costo della vita, i. di contingenza; i. di natalità e di mortalità; i. di ascolto, i. di gradimento (di una trasmissione radiotelevisiva). In funzione appositiva, numero i., il numero che esprime l’entità attuale di un dato statistico (per es., il costo di una merce) rispetto a quella di un’epoca di riferimento, che è posta di norma uguale a 100. Indice Mib (acrostico di Milano indici di borsa), numero indice dei prezzi dei valori mobiliari nella borsa di Milano. Indice Dow-Jones ‹dàu ǧòun∫› (spesso abbrev. in D e J), dal nome dei due statistici americani, Ch. H. Dow e E. D. Jones, che l’hanno elaborato, il numero indice dei prezzi dei valori mobiliari nella borsa di New York, basato sulla media giornaliera dei corsi dei principali titoli, industriali, ferroviarî e dei cosiddetti servizî di utilità pubblica (public utilities). 5. In matematica, così come in altre discipline, lettera, numero o altro segno grafico che è apposto come deponente (in questo caso è detto talvolta pedice) o come esponente (e in tale caso è spesso detto apice) a una lettera e in genere a un simbolo, per distinguere un determinato ente da altri indicati con la medesima lettera o simbolo senza indice o con altro indice. Per es., in biochimica vengono apposti indici alla lettera che indica un determinato complesso vitaminico per distinguere le varie vitamine che fanno parte dello stesso complesso (vitamine B1, B2, B6, B12). In musica, un indice numerico apposto al nome di una nota indica l’ottava a cui ci si riferisce (la3, oppure la3, il la della 3a ottava). In bibliografia, si usa spesso apporre un indice al titolo di un’opera citata, per indicare una delle edizioni successive alla prima: per es., REW3 (la 3a edizione del Romanisches etymologisches Wörterbuch di W. Meyer-Lübke). In matematica, i. di un radicale, il numero che si scrive sopra il segno di radice e rappresenta l’esponente a cui va elevato il radicale per ottenere il radicando (nel caso della radice quadrata l’indice non è scritto); per es.: Ψ = 5, dove 4 è appunto l’indice del radicale (625 = 54). 6. In senso astratto, indicazione, indizio che rivela o prova l’esistenza di qualche cosa: i fatti avvenuti ieri sono un chiaro i. della situazione generale; mettersi le dita nel naso è i. di maleducazione. Con uso più specifico, in linguistica, rapporto causale esistente tra un fatto linguistico e l’oggetto significato (per es.: l’elevazione del tono di voce è i. di eccitazione); in semiologia, segno il cui significante è in rapporto reale, o «di contiguità», con la cosa significata (per es., il fumo come indice del fuoco), a differenza delle icone, che hanno rapporto di somiglianza con la realtà esterna, e dei simboli, che sono con questa in rapporto puramente convenzionale.