indorare
v. tr. [comp. di in-1 e dorare] (io indòro, ecc.). – 1. Meno com. di dorare nel senso proprio di rivestire di uno strato continuo d’oro o di fregi d’oro: i. una cornice, il dorso di un libro; più usato in senso fig., e spec. nella locuz. indorare (più raro inzuccherare) la pillola, cercare di attenuare con parole gentili o in altro modo un dispiacere, l’impressione di una cattiva notizia o di un fatto comunque svantaggioso (l’espressione deriva dal trattamento cui sono talora sottoposte, in farmacia, le pillole per renderle più gradevoli): lo hanno trasferito in provincia e per indorargli la pillola lo hanno fatto commendatore. 2. estens. Preparare la frittura passando la carne, il pesce, la verdura in rosso d’uovo frullato. 3. poet. Rendere di colore simile all’oro: il sole nascente indorava le cime dei monti. Nell’intr. pron., assumere una tinta dorata: S’indorava la notte al divin lume (T. Tasso). ◆ Part. pass. indorato, anche come agg.: L’else indorate e gl’indorati sproni (Ariosto); carne indorata, impanata e fritta (ma è più com. dorata).