indugiare
v. tr. e intr. [lat. *indutiare, der. di indūtiae «tregua» (v. indugia)] (io indùgio, ecc.). – 1. tr., letter. Ritardare, differire a un tempo successivo: piacciavi di tanto i. la essecuzione, che saper si possa se ella lui vuol per marito (Boccaccio); Ogni diletto e gioco Indugio in altro tempo (Leopardi). Più spesso, ritardare l’attuazione di un proposito, non decidersi a fare qualche cosa, per negligenza, timore o per altro motivo: i. la partenza; indugiò apposta la firma del contratto; Per ch’io ’ndugiai al fine i buon sospiri (Dante). 2. intr. (aus. avere) Tardare, mettere tempo in mezzo: i. a finire, a consegnare un lavoro; i. a dare inizio alla battaglia; indugiò ad accettare; per un giorno intero, nella biblioteca della casa di campagna dei nonni, avevo indugiato nella scelta di un libro (Michele Mari); talora sottintende l’idea del non sapersi risolvere: perché indugi a saltare?; indugiava a prendere la decisione; raram. costruito con di: indugiò di rispondere. Spesso usato assol.: indugiai ancora qualche giorno; vedo che indugia, che non si sa decidere; non indugiamo nelle chiacchiere e andiamo avanti; prov., chi ha fretta, indugi. Anticam., anche con l’aus. essere: io sono indugiato certi pochi giorni di rispondere a la vostra (Caro). 3. a. tr., ant. I. qualcuno, trattenerlo: Ma perché più v’indugio? (T. Tasso). b. intr. pron., letter. Trattenersi, attardarsi, soffermarsi: s’era indugiato a discorrere; indugiarsi nella conversazione; s’indugiò un po’ lungo il fiume.