inebriare
inebrïare (meno com. inebbrïare; ant. innebrïare o innebbrïare) v. tr. [dal lat. inebriare, der. di ebrius «ebbro»] (io inèbrio, ecc.). – 1. Mettere in uno stato di ebbrezza (riferito al vino, all’alcol, o anche a stupefacenti), ubriacare: un vino generoso che inebria al secondo bicchiere; l’oppio inebria la mente; intr. pron. inebriarsi (e anticam. anche inebriare intr.), ubriacarsi: oltre a ciò s’innebbriava alcuna volta (Boccaccio). In senso fig., provocare uno stato di esaltazione, di piacevole stordimento, di intenso godimento spirituale: una musica dolce che inebria; parole che inebriano l’anima; il coro a Dio ... Che tanti petti ha scossi e inebrïati (Giusti); nell’intr. pron., esaltarsi, estasiarsi: inebriarsi d’amore, di gioia; s’inebriava a guardarla, ad ascoltare la sua voce. 2. fig., ant. Imbevere, impregnare di liquido: La molta gente e le diverse piaghe Avean le luci mie sì inebrïate, Che de lo stare a piangere eran vaghe (Dante), avevano cioè riempito di lacrime i miei occhi. Riferito in partic. all’irrigazione del terreno: Fumavano le calde erbe da presso, Nel tondo ch’ella inebbriò del flutto (Pascoli). ◆ Part. pres. inebrïante, anche come agg., che dà ebbrezza: un liquore inebriante; musica, canto, visione inebriante. ◆ Part. pass. inebrïato, anche come agg.: Come un forte inebbriato Íl Signor si risvegliò (Manzoni); in senso fig.: come inebriato mi partio da le genti (Dante); guardava inebriato quello stupendo spettacolo della natura; poggi inebriati di luce, di sole.