ineffabile
ineffàbile agg. [dal lat. ineffabĭlis, comp. di in-2 e effabĭlis «che si può dire», der. di effari «pronunciare, dire chiaramente», comp. di ex- e fari «parlare»]. – Che non si può esprimere o manifestare con parole: Inaudita i. armonia (Berni); gli i. e incomprensibili misteri della religione; anche sostantivato: la suggestione dell’ineffabile. Raro in senso proprio, è frequente in usi fig., riferito, con valore superlativo, a sentimenti, stati d’animo, qualità spirituali particolarmente intensi e gradevoli: provare una gioia i.; vólto, espressione di una i. grazia, di una i. spiritualità; è anche comunem. riferito agli attributi divini: la i. bontà, carità di Dio; o ineffabile Sapienza che così ordinasti (Dante). Nell’uso fam., scherz. o iron., anche di persona (l’i. Carlo, l’i. Laura, ecc.), con sign. affine a incomparabile, impareggiabile e sim. Differisce da indicibile, in quanto ha in genere senso positivo e non si direbbe di cosa che rechi dolore (quindi tormenti, sofferenze indicibili, non ineffabili). ◆ Avv. ineffabilménte, in modo ineffabile: un sorriso ineffabilmente dolce.