ineguale
(o inuguale) agg. [dal lat. inaequalis, comp. di in-2 e aequalis «uguale»]. – Non uguale o non perfettamente uguale. È in genere sinon. di disuguale, ma è meno com. di questo per indicare diversità, differenza fra due o più oggetti che si confrontino (per es., corpi i. in altezza, in larghezza, di i. estensione; colori, forze i.; prodotti di i. valore, di prezzo i.); più spesso si dice di ciò che non è sempre uguale a sé stesso, che non è regolare, uniforme, o è variabile, incostante nelle sue manifestazioni: terreno, superficie i., linea i., non perfettamente piani, che presentano ondulazioni, scabrosità, accidentalità; cime inuguali note a chi è cresciuto tra voi (Manzoni); tela, tessuto i., in cui i fili sono irregolari, ora più larghi ora più ravvicinati; moto i.; passo i., ora celere ora lento; polso, respiro i., aritmico; umore, temperamento i. (anche riferito alla persona: è un uomo i.; uno scolaro i., che non mette sempre la stessa diligenza nello studio); stile i., incoerente. In musica, cori a voci i. (o dispari o miste), quelli composti di voci non omogenee (maschili e femminili, maschili e bianche, ecc.). ◆ Avv. inegualménte (o inugualménte), in modo ineguale, diverso: una mano di tinta stesa inegualmente sulla parete; che non risponde a un principio di uguaglianza: ricchezze inegualmente distribuite.