ingozzare
v. tr. [der. di gozzo1] (io ingózzo, ecc.). – 1. a. Riferito agli uccelli e in partic. ai volatili domestici, mandare giù nel gozzo, ingoiare: le galline ingozzano grani e sassolini. Per estens., di persona (o anche d’animale in genere), inghiottire rapidamente per avidità e voracità, o, al contrario, per forza e di malavoglia, vincendo il naturale disgusto: ha ingozzato in un attimo un piatto colmo di spaghetti; ha ingozzato una fetta intera di torta; ingozzò la medicina d’un sorso; Con li occhi vòlti a chi del fango ingozza (Dante). Nel rifl., riempirsi di cibo fino a non poterne più, mangiare a crepapelle: è un ghiottone ed è sempre lì a ingozzarsi di dolci; anche assol.: non t’ingozzare tanto! b. In usi fig., analoghi a quelli di inghiottire, sopportare di malanimo e senza reagire soprusi, imposizioni, cose moleste: ha dovuto i. e tacere; questa proprio non la ingozzo (o la ingozzo male); poco com., leggere o studiare gran quantità di pagine, in fretta o per forza: dalla sera alla mattina ho dovuto i. quasi mezzo volume di storia. 2. Nutrire animali da cortile introducendo forzatamente il cibo nel becco e spingendolo verso il gozzo: i. i piccioni, le oche, i tacchini; per estens., riferito a persone, far mangiare in gran quantità, riempire di cibo: mi ingozza sempre di (o con i) dolci; non lo i. così quel ragazzo, lo farai scoppiare! ◆ Part. pass. ingozzato, anche come agg., con i sign. del verbo. Con accezioni proprie: region., nella locuz. essere o sentirsi ingozzato, provare un senso di soffocamento, per un boccone andato di traverso o anche per un nodo di pianto e sim.; tosc., di copricapo calcato profondamente sulla testa: tu, caro burattino, perché porti codesto berretto di cotone ingozzato fin sotto il naso? (Collodi).