inibire
v. tr. [dal lat. inhibere, comp. di in-2 e habere «avere»] (io inibisco, tu inibisci, ecc.). – 1. Proibire, vietare d’autorità: il medico gli ha inibito l’uso del fumo, o di alcolici; per il suo contegno scorretto gli fu inibito l’accesso alla biblioteca. Con sign. più generico, vietare, impedire: l’eccesso di raziocinio gli inibisce ogni abbandono alla fantasia. Con valore rifl., inibirsi (cioè «inibire a sé stesso»), impedirsi consapevolmente qualche moto spontaneo: mi sono inibito di bere. 2. estens. a. In biologia, rallentare o impedire lo svolgimento di una funzione, arrestare lo sviluppo di un organo o dell’intero organismo e sim.: il cloruro di litio inibisce lo sviluppo dell’encefalo nell’embrione dei vertebrati; la bassa temperatura inibisce la germinazione dei semi. b. In psicologia e psicanalisi, bloccare, ostacolare nello svolgimento di un’attività o nell’esplicazione di una funzione, di un processo psichico: la paura, la timidezza mi inibisce. ◆ Part. pass. inibito, frequente come agg. e sost., in psicologia (e di qui anche nell’uso com.), di persona impedita nell’esplicazione di alcune funzioni psichiche, che soffre di inibizioni: sentirsi inibito; essere un inibito.