iniquo
agg. [dal lat. iniquus, comp. di in-2 e aequus «equo»]. – 1. Non equo, non giusto: una sentenza i.; i. e ingiusta legge (G. Villani), in quanto viola un principio morale di uguaglianza; un trattamento i., non conforme a umanità ed equità; una mercede i., ant., inadeguata al lavoro prestato. Implica, per lo più, una volontà cosciente di sopraffazione e di ingiustizia: imposero patti iniqui, inique condizioni di pace; di qui il passaggio al sign., letter., di vòlto deliberatamente al male: Benigna volontade in che si liqua Sempre l’amor che drittamente spira, Come cupidità fa ne la iniqua (Dante); e a quello, più com., di malvagio, scellerato, con riferimento sia a persona sia ai suoi atti: l’i. tiranno; coloro li quali me hanno reputato crudele e iniquo e bestiale (Boccaccio); un’azione i.; un i. sospetto; anche, per estens., degli strumenti con cui si commette iniquità: l’i. spada; con armi inique. 2. Avverso: chi mai raccontasse come spesso ... la fortuna istessa ci fusse i. e infesta (L. B. Alberti). In questa accezione è latinismo ant. e letter., vivo ormai solo in alcune espressioni: tempi i., avversi a chi vuol bene operare; sorte i.; stagione i., avversa all’agricoltura, o ad altra attività umana. 3. fam., scherz., non com. Pessimo: è iniqua questa minestra! ◆ Avv. iniquaménte, in modo iniquo, ingiusto: giudicare, condannare, trattare qualcuno iniquamente; con malvagità, scelleratamente: operare iniquamente; avversarî politici iniquamente torturati e uccisi.