innamorare
(ant. inamorare) v. tr. [der. di amore] (io innamóro, ecc.). – 1. a. Suscitare, ispirare amore: Quanto ciascuna è men bella di lei Tanto cresce ’l desio che m’innamora (Petrarca); Armida ... sì ridente apparve fuore Che innamorò di sue bellezze il cielo (T. Tasso); soprattutto, destare amore di sé: con la sua grazia lo innamorò (più com., con questa accezione, la locuz. far innamorare: v. più avanti). Letter., con riferimento all’amore verso Dio: vede e canta La gloria di colui [Dio] che la ’nnamora (Dante); Ma vostra vita sanza mezzo spira La somma beninanza, e la innamora Di sé (Dante). b. intr. pron. Cominciare a nutrire un sentimento d’amore per qualcuno, infiammarsi d’amore: è un giovane sensibile e facile a innamorarsi; diceva di non essersi mai innamorata; e con valore reciproco, concepire amore l’uno dell’altro: si sono conosciuti e subito si sono innamorati. Il compl. indiretto è comunem. espresso con la prep. di: s’innamorò di lei a prima vista; si era innamorata del suo collega; così ci innamoravamo e le ragazze si innamoravano di noi, ma le cose andavano sempre per le lunghe, perché tanto ci si vedeva tutti i giorni, l’intimità era una possibilità quotidiana (Francesco Piccolo); raro e ant. con altre prep. (in e, anche più raram., con): Ma con altr’uomo ti se’ innamorata (Boccaccio); Cilandro in lei s’inamorò sì forte, Che morir, non l’avendo, gli parea (Ariosto). Nella lingua ant., anche innamorare come intr. assol.: cominciaro li uomini ad innamorare di questa donna (Dante). Frequente l’uso dell’espressione far innamorare, ispirare amore, infiammare d’amore (cioè: fare che qualcuno s’innamori, con la particella pron. sottintesa, come di norma in unione con fare causativo): era così bella, che faceva i. tutti quelli che la conoscevano; aveva cercato inutilmente di farlo i.; in tutti questi casi, s’intende sempre «ispirare amore di sé», ma può anche, meno spesso, intendersi di amore per altra persona: pensando il suo valore, Amor sì dolce mi si fa sentire, Che s’io allora non perdessi ardire, Farei parlando innamorar la gente (Dante), innamorare cioè di Beatrice. 2. Usi fig.: a. Ispirare un sentimento di viva simpatia, affascinare, attrarre, rallegrare l’animo: un sorriso, una grazia, uno spettacolo che innamora; per estens., in espressioni fam., anche di cose banali che fanno comunque piacere: c’è un calduccio che innamora; questi fiori hanno un profumo che innamora. Per antifrasi, in senso iron. ma non comune, di cose che provocano un’impressione spiacevole: ha una faccia da cretino che innamora; in questa stanza c’è un disordine che innamora. b. intr. pron. Essere preso da viva ammirazione, e anche, spesso, da vivo desiderio di avere qualche cosa che piace in modo particolare: mi sono innamorato di una automobile; s’innamora di tutto quello che vede. Anche, nutrire grande amore e interesse per cosa che si ha o cui ci si dedica, appassionarsi: comincio a innamorarmi di questa mia attività; ora si è innamorato della musica jazz e non si interessa ad altro; o, più generican., provare vivo attaccamento e simpatia: mi ero innamorato di quel paesino e non l’avrei più lasciato. ◆ Part. pass. innamorato, anche come agg. e sost. (v. la voce).