innesto
innèsto s. m. [der. di innestare]. – 1. In agraria: a. Operazione con cui si fa concrescere sopra una pianta (detta portainnesto o soggetto) una parte di un altro vegetale della stessa specie o di specie differenti (detto nesto o oggetto), al fine di formare un nuovo individuo più pregiato o più produttivo o più giovane: fare, operare, praticare un innesto. Tra i tipi più comuni, l’i. a occhio o a gemma, in cui un pezzo di corteccia munito di una gemma si inserisce nella regione sottocorticale del soggetto; per altri tipi (i. a marza, a talea, a spacco, per approssimazione), v. sotto le singole voci. b. In senso concr., il complesso della parte innestata (nesto) e del soggetto: gli innesti devono essere riparati dal freddo. 2. In biologia, il termine, usato anche come sinon. di trapianto, indica una speciale tecnica con cui si riesce a congiungere permanentemente due animali o loro parti o a trasferire un frammento più o meno esteso di tessuti o addirittura un organo intero di un animale su di un altro o sullo stesso individuo, nella stessa sede o in sede diversa da quella originaria. 3. In medicina: a. L’atto chirurgico con cui è effettuata la trasposizione di un lembo di tessuto o di un organo, ma che, a differenza del trapianto, non comporta la necessità di creare anastomosi vascolari. b. Per estens., l’impianto sottocutaneo di ormoni naturali o sintetici preparati in tavolette o compresse (dalle quali i principî attivi si liberano lentamente) o di frammenti di tessuti di natura diversa a scopo stimolante generico. c. I. del vaiolo, vaccinazione profilattica con linfa vaccinica che, spec. in passato, veniva inoculata nell’individuo sano mediante scarificazione cutanea. 4. a. Nelle costruzioni meccaniche, meccanismo atto a stabilire o interrompere il collegamento tra due alberi coassiali rotanti con uguale o diversa velocità angolare, con manovra agevole e rapida (manovra d’i.); differisce dal giunto per la temporaneità del collegamento, che può essere attuato o interrotto al tempo voluto e per un dato periodo: i. a denti, in cui il collegamento è effettuato da denti (o risalti) sporgenti, in direzione assiale o radiale, da flange o dischi calettati sugli elementi da accoppiare (alberi, pulegge, ingranaggi) e che, in seguito alla manovra d’innesto, vengono avvicinati così che i denti di ciascuno vanno ad alloggiare in corrispondenti cavità dell’altro; i. a frizione (o più comunem. frizione), innesto ad azione di forza in cui il trascinamento prima e il collegamento solidale poi sono dovuti alle azioni tangenziali (attrito) che si sviluppano dalla mutua pressione tra due superfici di adatta natura. b. Con sign. attivo, la manovra mediante la quale le parti dell’innesto si fanno venire a contatto in modo che la trasmissione si compia (opposto a disinnesto): ho fatto controllare la frizione (dell’automobile) perché l’i. è un po’ difficoltoso. c. Nelle costruzioni elettriche, presa di corrente in cui il contatto è variamente realizzato; in partic.: i. Swan o a baionetta, presa di corrente utilizzata soprattutto nelle lampade a incandescenza per veicoli e per apparecchi da proiezione, in cui la lampada debba restare in posizione ben determinata o si debba evitare un allentamento per scosse, vibrazioni, ecc.; i. Edison o a vite, il normale innesto delle lampade di illuminazione elettrica a incandescenza, in cui la parte filettata serve come uno dei collegamenti elettrici mentre l’altro è costituito da un bottone metallico posto in fondo all’innesto; i. a spina (detto anche connettore), realizzato mediante una spina uni- o multipolare che si inserisce in una corrispondente presa uni- o multipolare. 5. Nell’industria tessile, procedimento attraverso il quale si cerca di modificare alcune delle proprietà (meccaniche, tintoriali, ecc.) delle fibre; a tal fine, per es., nel caso del cotone si possono introdurre nella molecola cellulosica monomeri polimerizzabili, nel caso della lana composti capaci di favorirne l’irrestringibilità. 6. fig. Inserzione di un nuovo elemento attuata in un complesso che è preesistente: la poesia de’ trovadori ... operò l’i. di una cultura straniera sul tronco italiano (Carducci); lingua letteraria in cui soltanto a colpi di trasposizioni e d’innesti dall’uso parlato, tecnico e dialettale si può nuovamente far correre il sangue e vivere la vita (Pavese).