innocuizzare
v. tr. Rendere innocuo. ◆ Ogni cultura ha elaborato ritualità per innocuizzare la violenza, non pretendendo però di eliminarla del tutto (cosa impossibile e anche pericolosa perché l’aggressività è una componente vitale dell’uomo), ma canalizzandola e controllandola. (Massimo Fini, Foglio, 7 febbraio 2000, p. 3) • Quando è in Parlamento un deputato o senatore esprime giudizi che sono di per sé politici in virtù del contesto in cui parla e le eventuali espressioni ingiuriose o diffamatorie vengono in qualche modo riassorbite o innocuizzate da tale contesto. (Massimo Fini, Tempo, 12 luglio 2002, p. 1, Prima pagina) • la custodia cautelare (quella che un tempo si chiamava carcerazione preventiva e proprio per questo è stata ribattezzata) come tutti sanno non è una forma di espiazione anticipata della pena. Serve ad altro. Serve, in attesa che una sentenza definitiva di condanna stabilisca, appunto, che un reato è stato commesso ed una pena debba essere espiata, che possano essere commessi altri reati. Ha dunque una funzione esclusivamente di profilassi: è un vaccino che serve ad innocuizzare la possibilità che un morbo (il reato) possa nuovamente aggredire l’organismo (il corpo sociale) in attesa della cura più idonea (la pena che sarà applicata alla fine del processo). (Lorenzo Nicastro, Repubblica, 23 marzo 2008, Bari, p. X).
Derivato dall’agg. innocuo con l’aggiunta del suffisso -izzare.