insabbiare
v. tr. e intr. pron. [der. di sabbia] (io insàbbio, ecc.). – 1. tr. a. Coprire di sabbia, per es., in agraria, gli innesti per provocarne un più rapido attecchimento mediante il calore solare. Nella forma rifl., con riferimento a insetti, pesci, crostacei, ecc., coprirsi di sabbia, nascondersi nella sabbia. b. fig. Sospendere, temporaneamente o definitivamente, il normale corso di una pratica o di un procedimento, mettere a poco a poco a tacere una questione: i. un’inchiesta; il provvedimento è stato insabbiato; anche nell’intr. pron.: il mio ricorso deve essersi insabbiato. 2. intr. pron. a. Di porto o di ancoraggio, diventare di fondale più basso per l’accumularsi, sul fondo, di sabbia portata dal mare o dalle correnti. Con riferimento a imbarcazione, incagliarsi nella sabbia; con riferimento a corso d’acqua, perdersi, finire nella sabbia: due o tre rigagnoli d’acqua viva che stentavano a non insabbiarsi da una pozza all’altra (Sebastiano Vassalli). b. fig., non com. Di persona, ritirarsi a far vita appartata in qualche luogo, dedicarsi a un lavoro che assorbe e costringe a star rinchiusi. In partic., con allusione alle sabbie del deserto, andare a vivere in Africa, o in genere in colonia. ◆ Part. pass. insabbiato, anche come agg., nelle varie accezioni del verbo: innesto insabbiato; porto insabbiato; pratica insabbiata. In passato, detto di chi, militare o borghese, per la lunga permanenza in colonia, si era ormai adattato a quella vita tanto da non pensare più a un ritorno in patria.