intelletto2
intellètto2 s. m. [dal lat. intellectus -us, der. di intelligĕre «intendere», part. pass. intellectus]. – 1. a. In filosofia, la facoltà, propria dello spirito, di intendere le idee, di formare i concetti, di formulare giudizî, intesa generalmente come la fonte essenziale della conoscenza che è propria della scienza, distinta quindi da altre facoltà dello spirito (ragione, sensibilità, volontà, ecc.): già mai non si sazia Nostro i., se ’l ver non lo illustra (Dante); Mio ben non cape in i. umano (Petrarca); percepire, comprendere con l’i.; le forze, il vigore, il lume dell’i. (e fig., gli occhi dell’i.); verità che illumina, che rischiara l’i.; le passioni velano l’i.; l’ira gli offuscò l’intelletto. Nella dottrina cattolica, è incluso tra i sette doni dello Spirito Santo. Per l’i. agente della filosofia aristotelica, v. agente (nel sign. 1). b. Per estens., nel linguaggio com., la capacità d’intendere e di ragionare (sinon., in genere, d’intelligenza): uomo di alto, grande, forte, vigoroso i. (anche senza attributo: un uomo d’i.); persona priva d’i., di scarso i., d’i. grosso (cioè grossolano, rozzo), d.’i. corto; trarre, o far uscire, uno d’i., farlo impazzire, o anche renderlo cieco di furore, di rabbia, di passione, ecc.; perdere l’i., la facoltà d’intendere, la ragione; più com., con lo stesso sign., perdere il ben dell’i. (espressione tratta dal passo della Divina Commedia: le genti dolorose C’hanno perduto il ben de l’i., dove però il ben de l’i. è, secondo l’interpretazione della maggior parte dei commentatori, Dio, la visione del Vero assoluto); analogam., non avere il ben dell’i., essere stolto, deficiente. 2. Per metonimia, l’uomo stesso, in quanto è dotato d’intelletto: è manifesto a li sani i. (Dante). In partic., persona di singolari doti intellettuali (cfr. ingegno, genio): è un bell’i., un nobile i.; uno dei più grandi i. del suo tempo; e con sign. più generico: ove speme di gloria agli animosi Intelletti rifulga ed all’Italia, Quindi trarrem gli auspici (Foscolo). Riferito talvolta anche a Dio (il divino, il primo i.) e agli angeli (gli i. celesti). 3. ant. a. Capacità d’intendere determinate cose, cognizione: Donne ch’avete intelletto d’amore (Dante). L’espressione dantesca i. d’amore è entrata anche nel linguaggio comune, adoperata, con altro sign. da quello originario e per lo più a sproposito, in circostanze diverse: pensava a lei con i. d’amore; si dedica al suo lavoro con i. d’amore, e sim. b. Ciò che s’intende dire, significato, concetto d’una frase o d’un discorso: lo ’ntelletto de la quale [canzone] a più agevolmente dare a intendere, mi conviene ... (Dante); Col dir pien d’intelletti dolci et alti (Petrarca).