intendere
intèndere v. tr. [dal lat. intendĕre, comp. di in-1 e tendĕre «tendere, rivolgere, mirare a»] (coniug. come tendere). – Verbo di largo uso e di molteplici significati, che si possono ricondurre fondamentalmente a tre: a) volgere i sensi o la mente a qualche oggetto; b) tendere a un fine, e quindi avere intenzione, volere; c) percepire e comprendere, che sono in certo modo l’effetto del tendere l’attenzione. Tra le parole che si ricollegano al tema del verbo, al primo sign. corrisponde l’agg. intento; al secondo il sost. intenzione; al terzo il sost. intendimento e, per un sign. derivato, intesa. 1. letter. a. Rivolgere una facoltà sensoriale o spirituale a un determinato oggetto per acquistarne o approfondirne la conoscenza, o anche soltanto tendere, cioè acuire, la capacità ricettiva di tali facoltà: i. gli occhi, l’udito; i. la mente, l’animo; la superba Testa volgendo, in te lo sguardo intese (T. Tasso); Intende l’orecchio, solleva la testa (Manzoni); O natura, ... alle vezzose Tue forme il core e le pupille invano Supplichevole intendo (Leopardi); intende lo spirito perplesso ad acquistare una nozione più esatta della realtà (D’Annunzio). b. intr. (aus. avere) Rivolgere l’attenzione: nostra novella si ristette, E intendemmo pur ad essi poi (Dante). Più comunem., nell’uso letter., attendere, dedicarsi a qualche cosa, essere intento a un’attività, a un lavoro, che può essere anche un’occupazione abituale: vedi Asdente, Ch’avere inteso al cuoio e a lo spago [cioè a fare il calzolaio] Ora vorrebbe, ma tardi si pente (Dante); al trastullare i fanciulli intendea (Boccaccio); Mentre malcauto al suo lavoro intende (Ariosto); Quando con tanto amore L’uomo a’ suoi studi intende? (Leopardi). In altri casi indica piuttosto l’impegno con cui si opera per raggiungere uno scopo, per ottenere ciò che si desidera: i. al guadagno; quindi, più genericam., tendere, mirare a un fine: per lo gran disio De l’eccellenza ove mio core intese (Dante); a questo intendevano le sue parole, i suoi maneggi. 2. a. Avere intenzione, proporsi di fare una cosa, desiderare: intendo andarci subito; intendo parlarti chiaro; e ora, che intendi fare?; intendi pagare in contanti o acquistare a rate?; non intendevo offenderla; intendo solo spiegare le mie ragioni. b. Aver saldo proposito, volere fermamente: intendo ribattere a una a una tutte le accuse; intendo di finirla al più presto; frequente la forma negativa, per affermare energicamente la propria volontà contraria, o il rifiuto, l’opposizione a qualche cosa: non intendo recedere dalla mia decisione; non intendo accettare ordini da nessuno; non intendo che mi si tratti così. Anche, esigere, pretendere con fermezza che altri faccia o non faccia una cosa: intendo esser lasciata in pace; intendo (di) essere ubbidito o che mi si ubbidisca; intendo che venga qui subito. In tutti questi casi, il verbo è usato per lo più nel presente indicativo e con soggetto di prima persona; quando il soggetto è di terza persona, ci si riferisce a quello che è il pensiero, la volontà della persona stessa (si riportano cioè indirettamente le sue stesse parole): il direttore non intende essere disturbato per nessun motivo. c. Col sign. più generico di «volere» in determinate frasi: di chi intendi parlare?, a chi vuoi alludere?; intendevo riferirmi a quanto già osservato dal mio collega; intendo dire che ..., quando ci si accinge a chiarire il proprio pensiero; che intendi dire?, frase detta spesso con tono di risentimento o di minaccia, chiedendo spiegazione di parole che sono ritenute offensive (ma può esprimere anche stupore, spavento per cosa dettaci da altri e che si stenta a credere). d. Per ellissi dei varî infiniti che ora abbiamo veduti uniti al verbo, intendere è assai spesso usato da solo, col sign. di voler dire, voler significare, voler alludere: la Scrittura condescende A vostra facultate, e piedi e mano Attribuisce a Dio e altro intende (Dante); hai capito male: io intendevo tutt’altra cosa; anche con la prep. di: non intendevo di te, non intendevo affatto di questo (dove si può sottintendere: parlare di te, di questo). Con accezione più partic.: che cosa intendi tu per «dovere»?, cioè quale significato attribuisci a questa parola, qual è il concetto che tu vuoi esprimere con tale vocabolo; è comune spec. la forma impers.: bisogna vedere che cosa s’intende per «libertà», per «giustizia»!; per «caldo» s’intende comunemente la sensazione del calore. 3. a. Sentire, udire, come pura percezione auditiva: ho inteso un rumore; non hai inteso che ti chiamavo?; parla più forte se vuoi che t’intenda. In questo sign. è meno pop. di sentire; è comune invece seguito dal verbo dire, a proposito di parole o notizie giunte al nostro orecchio: l’ho inteso dire da alcuni colleghi; anche senza dire: io riferisco soltanto ciò che ho inteso. Più genericam., venire a sapere, senza espresso riferimento all’udito: ho inteso che stai per lasciarci; Però quel che non puoi avere inteso, Cioè come la morte mia fu cruda, Udirai (Dante). Più spesso, come già in questi ultimi esempî, il verbo presuppone anche l’intelligenza, la comprensione di ciò che si sente dire, e unisce perciò in sé i due sign. di sentire e capire (soprattutto, di capire la reale portata, l’importanza di ciò che si dice): credo che tutti m’abbiate inteso: sappiatevi perciò regolare; m’intendi?, m’intendete?, in frasi di rimprovero o di minaccia; v’ho detto di smettere: la volete i., sì o no?; Apri la mente a quel ch’io ti paleso E fermalvi entro; ché non fa scïenza, Sanza lo ritenere, avere inteso (Dante). Modi proverbiali: chi ha orecchie per i. intenda (o anche: chi ha orecchie intenda, chi ha denaro spenda); non i. a sordo, capire benissimo, soprattutto con riferimento a proposte che vanno a genio e che si accolgono senza titubare (per es.: se fiuta nell’offerta un buon affare, non l’intende a sordo); dire a nuora perché suocera intenda, parlare indirettamente, fare un rimprovero a persona diversa da quella cui dovrebbe esser diretto, in modo tuttavia ch’essa lo senta e lo capisca rivolto a sé. b. Ha talora in comune con sentire anche il sign. di «avere sentimento di qualche cosa, avvertire» e sim.: e via per l’ossa Correr m’intesi e per le gote il ghiaccio (V. Monti); a quella vista s’era inteso spezzare il cuore. c. Ascoltare, e in partic. prestare attenzione, dar retta: intendimi, intendetemi bene!, quando si vuol mettere sull’avviso qualcuno con tono di minaccia; è un caratteraccio che non intende consigli; Giusti son due, e non vi sono intesi (Dante). Non i. ragione, non voler ascoltare le ragioni addotte da altri, non lasciarsi smuovere da argomenti, detto di chi vuole assolutamente agire a suo modo, o è intestato in un’idea, in un proposito, ecc.: ho cercato di convincerlo (o di dissuaderlo), ma lui non intende ragione. Farsi i., dire le proprie ragioni apertamente e con forza, in modo da costringere altri ad ascoltarle e riconoscerle giuste (diverso da farsi sentire, che significa anche imporre la propria autorità, usare energia nel comandare e nel punire): è un uomo remissivo, e non sa farsi i.; cerca di farti i., se vuoi ottenere qualcosa. d. Dare ascolto, esaudire: Dio intenderà le vostre preghiere. 4. a. Afferrare con l’intelletto, cogliere e penetrare il significato di quanto è detto da altri e in genere di tutto ciò che è in qualche modo espressione di idee, pensieri, concetti (sinon. quindi di capire, comprendere): i. un vocabolo, una frase, un’iscrizione, un ragionamento, un discorso; intesi subito il suo cenno; è un testo difficile a i.; non so se intendi ciò che voglio dire; i. a volo, i. a mezzo, i. a rovescio. Talora si contrappone esplicitamente a udire, ascoltare, sentire: ascoltami, e intendi bene quel che ti dico; udivano e intendevano ciò che ser Ciappelletto al frate diceva (Boccaccio). I. una lingua, saperla tanto da poter capire ciò che si sente e si legge, e da potersi in qualche modo esprimere in quella: intende bene il francese e sufficientemente il tedesco; (non) intendi l’italiano?, a chi non si mostra pronto o disposto a ubbidire a un nostro ordine, o sim. In qualche caso ha piuttosto il senso di interpretare: il verso è stato inteso in vario modo; bisogna i. con discrezione queste parole; hai inteso male il suo gesto; i. in buona o in mala parte una parola, una frase, un atto, dare un senso buono o sfavorevole (cfr. gli aggettivi beninteso e malinteso). b. Con compl. oggetto di persona ha significato non dissimile dal precedente: m’intendi?, cioè comprendi le mie parole, capisci ciò ch’io dico?; analogamente: parla, scrive in modo ch’è difficile intenderlo; i. un autore, cioè i suoi scritti; nel rifl. reciproco, intendersi a cenni, a gesti, a occhiate, comunicare e capirsi l’un l’altro con questi mezzi. Lei m’intende, voi m’intendete, e sim., espressioni, poste per lo più come inciso nel discorso, con cui, facendo un complimento all’intelligenza del nostro interlocutore, si vuol dire che non c’è bisogno di spiegarsi meglio, o si cerca indirettamente il suo consenso. M’intendo io!, so ben io ciò che voglio dire (quando non vogliamo spiegare più chiaramente le nostre allusioni; cfr. anche il verso del Petrarca, Canz. CV, 17: Intendami chi pò, ch’i’ m’intend’io, ripreso dall’Ariosto, Orl. Fur. XLIII, 5: Intendami chi può, che m’intend’io). Spesso allude, non alle parole, ma ai sentimenti, alle intenzioni, agli atteggiamenti psichici della persona: non l’intendo proprio; non riesco a intenderti; chi lo intende (o chi lo capisce) è bravo! c. Sentire e penetrare profondamente lo spirito di uno scrittore, di un artista, di un’opera; capire e saper giudicare la natura, l’essenza, il significato, la portata di un fatto o di una situazione, ecc.: il Vico non fu inteso dai suoi contemporanei; i. la bellezza della musica di Beethoven, la grandezza di Goethe; i. un’epoca storica. In partic., capire e saper giudicare il valore morale delle azioni: sei già in età d’i.; capacità d’i. e di volere, in diritto penale, elemento soggettivo essenziale per l’imputabilità di un reato. d. Conoscere e sentire intimamente: dà per li occhi una dolcezza al core, Che ’ntender no la può chi no la prova (Dante); Ove sia chi per prova intenda amore, Spero trovar pietà (Petrarca); in dolce atto d’amore, Che i. non può chi non è madre (Giusti). e. Intuire, intravedere da quanto viene detto o fatto: intendo già quello che vuoi dirmi; credo d’i. lo scopo della sua venuta. Capire indirettamente, soprattutto nelle espressioni fare o lasciare i., far capire con linguaggio allusivo, copertamente, con mezze frasi: m’ha fatto i. che non mi darà più un soldo; gli lasciò i. che ormai non c’era più nulla da fare. Assai frequente la locuz. s’intende che ..., o assol. s’intende, come inciso, con sign. prossimo a «si sottintende», cioè è ovvio, è naturale, rimane senz’altro stabilito senza quasi bisogno di dirlo: s’intende che sarai invitato anche tu; ciascuno, s’intende, avrà la sua parte; come risposta, è modo d’asseverare ed equivale a «certo, naturalmente»: «Ci andiamo insieme?» «S’intende!». f. Come intr. pron., intendersi (di qualche cosa), avere cognizione diretta, esperienza e competenza in una disciplina, una tecnica, un’arte, una professione, ecc.: intendersi di letteratura, di storia, di pittura, di musica, di politica, di motori, di stoffe; intendersi poco, molto; di codeste cose non m’intendo affatto; lascia fare a me che me n’intendo. 5. a. Pensare, giudicare: non intendevo di trovarti qui. È però comune solo in alcune frasi col compl. indeterminato la, dove nel sign. di pensare e giudicare è anche implicito quello di volere: ognuno la intende a suo modo; io la intendo così; non la intendo affatto così, modo risoluto di dissentire e disapprovare. b. Credere, nella locuz. dare ad i., cioè far credere ciò che non è: questa non me la dai ad i.; è così ingenuo che gli si può dare ad i. qualsiasi cosa; la vuol dare ad intendere a me? (Manzoni). 6. rifl. o rifl. recipr. a. Accordarsi, mettersi o trovarsi d’accordo: dobbiamo prima intenderci sul prezzo; io non ne voglio saper nulla, intenditi o intenditela con lui; credo che non ci sarà difficile intenderci; con lui non c’è modo d’intendersi; finalmente, vedo che cominciamo a intenderci; è meglio intenderci subito, quando si vuol mettere bene in chiaro una questione in modo da evitare poi discussioni o contrasti; intendiamoci bene!, volendo insistere su un punto che si ritiene essenziale, o nell’affermare cosa su cui non si vuole transigere; tanto per intenderci ..., per mettere le cose in chiaro, per essere ben d’accordo su qualche cosa, e sim. In alcune di queste frasi, e spec. nell’ultima, è implicito anche il senso di «capirsi, comprendersi». Con riferimento a intese segrete: intendersi con il nemico; intendersi ai danni di qualcuno. b. Operare d’accordo, spec. a fini illeciti o poco puliti: sono due volponi che s’intendono (o se l’intendono) a meraviglia. Più comunem., andar d’accordo, di persone che hanno gusti e inclinazioni simili e stanno perciò bene insieme: sono due amici che s’intendono perfettamente; al contrario: con quel loro caratteraccio è impossibile che possano intendersi. c. Avere una relazione amorosa, sia di natura sentimentale sia, più spesso, di natura intima, e che comunque si cerca di tener nascosta (in questo senso, sempre intendersela): dicono che se l’intenda con la figlia del suo principale; pare che quei due se l’intendessero già da un pezzo. 7. intr. (aus. avere), ant. Porre il proprio amore in una donna, farle la corte: il riprese dello i. e del guardare che egli credeva che esso facesse a quella donna (Boccaccio). Nell’intr. pron., innamorarsi: gran gente in lei s’intende (Francesco da Barberino). Cfr. i derivati intendenza1 e intendimento nel sign. 4. ◆ Part. pres. intendènte; anche come sost., persona che ha buona competenza in qualche cosa (sinon. quindi, oggi poco com., di intenditore): è un intendente di antiquaria, di musica classica, di vini; più genericam., chi s’intende, conoscitore: pretende di essere un intendente di donne; me lo spieghino gl’intendenti d’individui e di masse, che oggi illuminano il mondo (Leopardi); come agg., ant., perspicace, d’intelletto acuto: messer Cane, il quale intendente signore era (Boccaccio). ◆ Part. pass. intéso, anche come agg. (v. inteso1).