interesse
interèsse (ant. e pop. tosc. interèsso) s. m. [dal verbo lat. interesse «essere in mezzo; partecipare; importare», comp. di inter «tra» e esse «essere»]. – 1. Il prezzo pagato, o che dev’essere pagato, dal debitore per l’uso del credito concessogli, normalmente calcolato in misura percentuale su base annua: pagare, riscuotere gli i.; l’ammontare degli i.; ottenere un prestito a un i. molto favorevole (o, precisando, all’i. del 5%, ecc.); pagare un i. troppo alto; dare, prendere denari a i., a prestito oneroso; tasso o saggio o ragione d’i. (del 3%, del 5%, ecc.), il rapporto tra la somma corrisposta o percepita come interesse e l’ammontare del credito, espresso in percentuale, su base annua; i. attivo, quello riscosso per un capitale prestato o messo a frutto; i. passivo, quello pagato per una somma ricevuta in prestito; i. nominale, il tasso corrisposto in termini monetarî; i. reale, la differenza tra interesse nominale e tasso d’inflazione; i. legale, quando il tasso è fissato dalla legge; i. convenzionale, quando il tasso è determinato dalle parti – con un accordo scritto se il tasso è superiore a quello fissato dalla legge – (si indica inoltre con la locuz. ingl. prime rate «tasso primario» il tasso applicato alla clientela favorita); i. usurario, quando il tasso supera notevolmente e illecitamente quello legale; i. di mora (o i. compensativo), somma dovuta a titolo di risarcimento per il ritardo nell’adempimento di un’obbligazione pecuniaria; i. semplice, quando l’interesse maturato alla fine di ogni periodo viene corrisposto a chi ne ha diritto senza essere ulteriormente capitalizzato; i. composto, quando l’interesse maturato alla fine di ogni periodo viene capitalizzato, producendo a sua volta altri interessi; i. continuo, quando l’interesse viene capitalizzato a mano a mano che si produce; per adeguato d’i., v. adeguato, n. 2 b. 2. a. non com. Partecipazione agli utili e all’attività di una azienda: ha interessi in varie imprese. In questa accezione, è molto più com. interessenza o cointeressenza. b. Qualsiasi attività riguardante il buon andamento dei proprî affari, l’amministrazione dei proprî beni, la cura delle faccende che abbiano riflesso sulla propria situazione economica, e sim.; in questo sign., sempre al plur.: badare ai proprî i., agli i. dell’azienda, del negozio, della fabbrica; è lui che cura gli i. della famiglia; ha mille impegni che spesso lo costringono a trascurare i suoi interessi. c. Guadagno, utilità materiale, tornaconto individuale: non guarda che all’i.; è un avaraccio, per il quale non esiste che il proprio i.; per lui l’i. va avanti a tutto; se ha agito così, vuol dire che ci aveva il suo i.; quando c’è di mezzo l’i., non guarda in faccia a nessuno; hanno litigato per motivi d’interesse; nel linguaggio giur., i. privato in atti d’ufficio, vantaggio o guadagno personale ricavato da un pubblico ufficiale in atti dell’Amministrazione presso la quale esercita il proprio ufficio. Anche, il desiderio o l’avidità del guadagno, il sentimento che spinge a cercare il proprio tornaconto: è dominato dall’i.; tutto ciò che fa, lo fa per i., per il vile i.; fare qualcosa senza i., senza nessun i., assolutamente senza i. (proprio), senza calcolo di trarne utilità per sé, disinteressatamente; matrimonio d’interesse (in contrapp. a matrimonio d’amore), contratto per motivi prevalentemente economici. 3. a. Più genericam., utilità, vantaggio, convenienza in senso non solo materiale ed economico ma anche spirituale, morale; da un punto di vista più soggettivo, l’esigenza stessa di ciò che appare atto a soddisfare i nostri bisogni, la considerazione di ciò che può contribuire al nostro benessere o esserci utile, vantaggioso: non ho nessun i. a parlare; che i. avrebbe a ingannarci?; chi poteva avere i. alla diffusione di queste notizie?; avere i. ad agire, a ricorrere (cioè a promuovere un’azione legale, a presentare un ricorso); la sua azione lede i nostri i.; io parlo nel tuo i.; è nel vostro stesso i. difendervi dalla calunnia; non è facile conciliare i. diversi, o opposti; conflitto di interessi (v. conflitto, con accezioni partic., nei sign. 2 a e 3); agire nell’i. di tutti, nell’i. generale del paese; rappresentare, tutelare gli i. della collettività; espropriazione per pubblico i.; beni di prevalente i. pubblico; gli i. individuali sono spesso in contrasto con gli i. della società; i. internazionali, quei bisogni e quelle esigenze che gli stati avvertono in quanto membri della comunità internazionale. b. In partic. con riferimento ai problemi che ne emergono nel campo del diritto e spec. del diritto soggettivo, l’esigenza di un bene, cioè di cosa atta alla soddisfazione di un bisogno umano e individuale e quindi a contenuto non solo economico, ma anche morale, religioso, scientifico, sentimentale, umanitario: i. privati, pubblici; i. patrimoniali; tutela degli i. legittimi (da parte dell’ordinamento giuridico). 4. a. Partecipazione pratica e attiva dello spirito a una qualsiasi realtà, fatto, evento, applicazione, che si concreta in vario modo, come desiderio di conoscere, di apprendere, come curiosità e attenzione di fronte a ciò che si vede, si ascolta, si legge, come impegno nello svolgimento di un’attività, ecc.: prendere i. alla lettura, allo studio, al gioco; leggere un libro, assistere a uno spettacolo, guardare una collezione di quadri, seguire le fasi di una partita con molto i.; mi ascoltava con grande i.; uno studioso di ampî i. culturali; non c’è niente che desti il suo i.; è un ragazzo privo d’interessi, con scarsi i., che non ha o non mostra interesse per nessuna cosa; lavora, studia senza alcun i., senza parteciparvi con lo spirito, senza amore. In partic., il centro dei proprî i., l’oggetto a cui essi sono più intensamente rivolti, spesso come desiderio di soddisfacimento di un bisogno naturale, ingenito; anche al sing., avere, non avere un centro d’interesse; con sign. specifico, centro d’interesse, in pedagogia, l’argomento centrale di studio, costituito dall’oggetto cui tendono gli effettivi interessi e bisogni del fanciullo, intorno a cui dovrebbe polarizzarsi l’insegnamento – come somma di nozioni, esercitazioni, ricerche, applicazioni e attività scolastiche varie – sostituendo il tradizionale insegnamento per materie (tale principio didattico, peraltro, è ritenuto superato dai recenti orientamenti pedagogici). b. Sollecitudine, premura per una persona, che fa sì che si partecipi affettuosamente a tutto ciò che la riguarda, desiderando il suo bene e adoperandosi anche per esso (può essere un sentimento di umana simpatia o anche un principio d’amore); con questa accezione, e con la seguente, è usato sempre e soltanto al sing.: avere, mostrare i. per qualcuno; cominciò a prendere i. per quella ragazza; è un giovane di buona volontà, che merita tutto il nostro i.; è un egoista che non ha interesse per nessuno. In sintassi (e spec. nella sintassi latina), complemento d’i., dativo d’interesse, altro nome del dativo etico (v. etico1, n. 2). c. La capacità che una cosa o una persona ha di suscitare in noi tali sentimenti, di richiamare e legare la nostra attenzione: un discorso, una storia, un argomento di grande i.; la proposta non ha per me nessun i.; una donna priva d’interesse, di attrattiva. In partic., di opere letterarie o teatrali: un racconto, un romanzo, uno studio, un film di notevole i.; spettacolo di scarso i.; commedia priva d’interesse. Talora col sign. più generico di importanza, rilievo: un avvenimento, un accordo di un certo interesse. ◆ Spreg., non com., interessùccio, interessùcolo, soprattuto col sign. 1 o con quello di affare e sim.; pegg. interessàccio, con riferimento all’avidità di guadagno, alla ricerca egoistica del proprio materiale tornaconto.