intingere
intìngere (ant. intìgnere) v. tr. [dal lat. intingĕre, comp. di in-1 e tingĕre «bagnare, tingere»] (coniug. come tingere). – 1. a. Bagnare leggermente, tuffando in un liquido: i. un biscotto nel latte, il pane nel sugo; i. il pennello nel colore; i. la penna nell’inchiostro (o, per metonimia, nel calamaio); fig., i. la penna nel fiele, di scrittore astioso, pieno di veleno. b. Per estens., non com., introdurre, infilare: la ragazza portava ... una sporta nera d’incerato nella quale, ogni sette o otto passi, intingeva la mano destra (Palazzeschi); anche come metafora sessuale (con opportuno complemento, o con uso assol.). 2. tosc., e letter. ant. Usato assol., con sign. prossimo a attingere: intingevano tutti alla stessa zuppiera; soprattutto in senso fig., i. a o in una cosa, intingerci, avere parte in un utile o in un piacere: avrebbe voluto i. anche lui in quell’affare; tutti vorrebbero intingerci, di cosa che tutti desiderano; a questo piatto non c’intingi, non è cosa per te, non sperare di goderne. ◆ Part. pass. intinto, anche come agg.: pane intinto; fig., letter.: uno scrittore intinto di sensualità. Nell’uso pop. tosc., bagnato, zuppo d’acqua, riferito a persona: ho preso la pioggia ed ero tutto intinto; era fradicio intinto.