intransitivo
agg. e s. m. [dal lat. tardo (dei gramm.) intransitivus, comp. di in-2 e transitivus «transitivo», traduz. del gr. ἀμετάβατος e ἀδιαβίβαστος]. – 1. a. In grammatica, verbo i. (in passato anche neutro), il verbo che, oltre a uno stato o a un modo di essere, esprime un’azione che non passa dal soggetto al compl. oggetto (per es., divenire, dormire, andare, venire, tornare, partire) e che pertanto non può avere la forma passiva se non in espressioni impersonali (come avviene nel lat. itur «si va», ventum est «si venne», ecc.). Esistono verbi che, per il loro sign., possono essere transitivi o intransitivi (per es., fumare: fumare una sigaretta; il camino fuma); altri che hanno sign. intransitivo ma possono avere uso transitivo (per es., scendere, nelle frasi scendere le scale, scendere un pendio); un uso particolare di quest’ultimo caso è quello in cui il verbo intransitivo è seguito da compl. dell’oggetto interno (per es., vivere una vita tranquilla). b. Verbo i. pronominale (o, meno bene, riflessivo i.), il verbo, per sua natura transitivo o intransitivo, che si coniuga con le particelle pronominali atone (mi, ti, si, ecc.), presentando un valore intransitivo e non riflessivo, in quanto l’azione non ricade sul soggetto stesso come nel caso dei verbi riflessivi (per es., annoiarsi, pentirsi). 2. In matematica, gruppo i., gruppo non transitivo. ◆ Avv. intransitivaménte, in espressioni come: verbo usato (o costruito) intransitivamente, che ha cioè costruzione intransitiva, che non è seguito da compl. oggetto.