invalido
invàlido agg. e s. m. (f. -a) [dal lat. invalĭdus, comp. di in-2 e valĭdus «valido»]. – 1. Che o chi, per malattia, congenita o acquisita, ferita, mutilazione, o per vecchiaia, non ha o ha perso la capacità di compiere il suo lavoro abituale o anche un lavoro qualsiasi: è rimasto i. in seguito a un infortunio sul lavoro; l’incidente lo ha reso i.; ha il padre i. e deve provvedere lui al sostentamento della famiglia; determinando: essere i. al lavoro; è i. per l’età alle fatiche pesanti (più com. inabile). In partic., di soldato che per malattia contratta sul fronte o per ferita riportata in combattimento non è più abile al servizio militare o a esplicare la sua normale attività lavorativa nella vita civile; e come sost.: gli i. della prima guerra mondiale; i. civile; i. di guerra; i grandi i.; ospizio per invalidi (anche ellitticamente: è ricoverato agl’Invalidi); Associazione mutilati e invalidi di guerra. 2. agg. Di cosa, non valido, privo di valore o di efficacia a determinati effetti; detto soprattutto di atti che non hanno validità giuridica e sono perciò nulli o annullabili: un documento i.; negozio i. per vizio di consenso. Raro o ant. con sign. più generico (incapace e sim.): si può statuire la fortuna essere i. e debolissima a rapirci qualunque nostra minima virtù (L. B. Alberti). 3. In zoologia e botanica, nome i. (lat. scient. nomen invalidum), il nome scientifico di un gruppo sistematico (famiglia, specie, ecc.) che non è stato applicato in accordo con le norme internazionali di nomenclatura e che perciò non è da accettarsi (ma può essere citato come sinonimo). ◆ Avv. invalidaménte, in modo non valido, senza valido effetto; usato spec. nella frase del diritto canonico attentare invalidamente il matrimonio.