ipernazionalista
agg. Che esaspera concezioni e posizioni nazionalistiche. ◆ L’avanzata dell’estrema destra ha stravolto il quadro storico-politico della Francia contemporanea, segnando una sconfitta senza precedenti per la sinistra democratica. […] E non si è accorta, la «gauche», di avere in casa non un’Italia immaginaria, benché ovviamente abbia anch’essa reali e seri problemi, ma qualcosa di più e di diverso: una testa di ponte ipernazionalista e xenofoba, che già sette anni fa aveva raggiunto il 15 per cento dell’elettorato. (Aldo Rizzo, Stampa, 22 aprile 2002, p. 1, Prima pagina) • Nel 1989, quando al potere vi era Mikhail Gorbaciov e nella società crescevano i fermenti antisovietici, il Cremlino (ed il Kgb) pensarono di creare un partito di «opposizione » per incanalare in una forma controllabile questi fermenti. [Vladimir] Zhirinovskij apparve la persona giusta. Con l’appoggio del regime creò il suo partito a cui fu dato il nome di «liberaldemocratico », termine percepito come opposto a «comunista ». In seguito questo partito si rese autonomo con un’ideologia populista e ipernazionalista che in parte ne fa un collaboratore e non un antagonista di Russia Unita. (Giovanni Bensi, Avvenire, 4 dicembre 2007, p. 5, Primo piano) • La fiaccola nello Xinjiang non è un evento per la gente comune. È per gli eletti. È per la finzione. La selezione è mirata. Per diverse ragioni, non ultimo il timore di attentati. Da una parte la Cina ufficiale e ipernazionalista, felicemente mobilitata. Dall’altra gli uiguri del bazar che sopportano, osservano, tacciono. (Fabio Cavalera, Corriere della sera, 18 giugno 2008, p. 15, Esteri).
Derivato dal s. m. e f. e agg. nazionalista con l’aggiunta del prefisso iper-.
Già attestato nella Repubblica del 10 dicembre 1986, p. 13, Politica estera (Edgardo Bartoli).