irrigare
v. tr. [dal lat. irrĭgare, comp. di in-1 e rigare «condurre, derivare acqua»] (io irrìgo, tu irrìghi, ecc.). – 1. a. Immettere in un terreno le acque necessarie alle varie colture, traendole da corsi d’acqua o dal sottosuolo: i. i campi; i. una piantagione. b. Riferito all’acqua stessa che bagna un terreno, e anche a corsi d’acqua naturali che attraversano una regione contribuendo alla sua fertilità: numerosi fossati irrigano il fondo; la pianura padana è irrigata dal Po e dai suoi numerosi affluenti. c. ant. I. una pianta, le radici di un albero e sim., bagnarle, innaffiarle. 2. fig., letter. o poet. Aspergere, cospargere di liquido, solcare bagnando (cfr. rigare2), spec. di lacrime o di sangue: con la testa bassa, con le gote irrigate di lacrime (Manzoni); Le lucid’arme il caldo sangue irriga Per sino al piè di rubiconda riga (Ariosto); e col sign. più generale, ma in senso iperb.: terra irrigata dal sangue dei martiri. 3. Nel linguaggio medico, introdurre una soluzione medicamentosa in una cavità del corpo, a scopo igienico, terapeutico, ecc., mediante apposito strumento, detto irrigatore. ◆ Part. pres. irrigante, anche come agg., che irriga: acque irriganti; impianto irrigante.