isotopo
iṡòtopo s. m. [dall’ingl. isotope (comp. di iso- e gr. τόπος «luogo»), termine coniato nel 1913 dal chimico e fisico ingl. F. Soddy]. – In chimica fisica, nome con cui vengono indicati atomi appartenenti allo stesso elemento, con uguale numero di protoni e uguali proprietà chimiche ma che, possedendo un diverso numero di neutroni, hanno differente peso atomico, cioè massa diversa, e sono quindi fisicamente diversi tra loro. Vengono graficamente rappresentati facendo precedere il simbolo dell’elemento chimico da due numeri, dei quali quello in basso è il numero atomico, mentre quello in alto è il numero di massa: per es., 11H detto prozio, 21H detto deuterio, 31H detto trizio (diversi tra loro per avere rispettivamente 0, 1, 2 neutroni) sono gli isotopi dell’idrogeno o, più precisamente, gli isotopi che, in varia proporzione, costituiscono l’idrogeno; analogam., accanto ai due isotopi stabili 126C e 136C, costituenti il carbonio, esiste il 146C, isotopo radioattivo presente nell’atmosfera (detto radiocarbonio). Altre denominazioni correnti fanno riferimento soltanto all’elemento e al numero di massa; per es., idrogeno-3 (o idrogeno 3) per indicare il trizio e, analogamente, carbonio-14, uranio 238, ecc.; gli isotopi radioattivi sono denominati anche premettendo al nome dell’elemento il prefisso radio-: per es., radiocarbonio per il carbonio 14. In realtà, oltre che per la struttura fisica, isotopi di uno stesso elemento si differenziano lievemente anche per certe proprietà chimico-fisiche; tale fatto, noto come effetto isotopico, è più rilevante per isotopi leggeri che non per isotopi pesanti e si manifesta con evidenza nel cosiddetto spostamento isotopico, consistente in una leggera differenza di lunghezza d’onda tra righe spettrali corrispondenti degli isotopi di uno stesso elemento. Si dicono i. naturali quelli stabili o instabili (radioattivi), presenti in natura; i. artificiali quelli prodotti in conseguenza di reazioni nucleari provocate.