ius sanguinis
loc. s.le m. Principio del diritto per cui un individuo ha la cittadinanza di uno Stato se uno dei propri genitori o entrambi ne sono in possesso. ◆ Se in Argentina vige infatti lo «ius soli» e nascervi è sufficiente per diventarne a tutti gli effetti cittadini, il nostro diritto riconosce lo «ius sanguinis»: chi è figlio di italiani lo è a sua volta. (Carla Reschia, Stampa, 29 agosto 1989, p. 2, Alessandria e Provincia) • “Mi fanno un po’ sorridere questi quiz improvvisati di italianità che si fanno nelle questure: se si vuole essere rigorosi, e verificare lo stato di integrazione dei richiedenti, allora i criteri devono essere seri. Ecco perché la nuova legge propone la concessione della cittadinanza per i figli di immigrati nati in Italia dopo un ciclo di studi. Lo ius sanguinis aveva un senso quando si voleva proteggere gli italiani che emigravano all’estero, ma la società è cambiata ed è arrivata l’ora di adeguarci”. [Sergio Briguglio, esperto di politiche dell’immigrazione] (Cristina Giudici, Foglio.it, 24 ottobre 2009, Articoli) • La cittadinanza italiana è oggi basata principalmente sul cosiddetto ius sanguinis (diritto di sangue), in base al quale il figlio nato da padre italiano o da madre italiana è italiano. Niente ius soli, dunque, ovvero il diritto di cittadinanza acquisito per il semplice fatto di essere nati in Italia, indipendentemente dalla cittadinanza posseduta dai genitori. (Giornale.it, 22 novembre 2011, Politica) • Ancora nel nostro paese si è italiani per diritto di sangue: "ius sanguinis". Anche chi è nato in terra italiana quindi, resta straniero. Chi gioca, va a scuola, cresce con i bimbi italiani non è italiano. (Giovanna Casadio, Repubblica, 24 gennaio 2017, p. 15, Interni).
Dal lat. giuridico ius sanguinis (‘diritto basato sui legami di sangue’).